Per Confitarma e Assiterminal la riforma modifica l’economia portuale dell’Italia

BARI – La sessione pomeridiana del 1° Forum Nazionale sulla Portualità e la Logistica, svoltosi a Bari il 27 aprile 2016, con la tavola rotonda ha messo in luce delle “criticità” che destano alcuni timori negli operatori marittimi e portuali. Fra i vari intervenuti meritano una particolare attenzione le categorie più visitate dall’articolato della riforma Delrio: regolamento delle concessioni, dragaggi ed accorpamento dei porti.

Per Marco Conforti, presidente di Assiterminal, pur esprimendo fiducia nella riforma Delrio, ha evidenziato come la competitività dei sistemi portuali passa soprattutto dai servizi alle navi, merci e/o persone offerti dai singoli porti che formano le Autorità di Sistema. E’stata sottolineata l’importanza dei dragaggi delle acque prospicienti i vari terminal in concessione; una concessione che si affaccia su acque non rispondenti alle esigenze di navi moderne e di  terminalisti dedicati, quali container e ro-ro, sarebbe una concessione precaria e quindi andrebbe ad incidere sulla concorrenza fra porti e sulla competitività dei terminal.

Poco è stato fatto e detto soprattutto sui rinnovi delle concessioni già in atto e chi deve o dovrà rispondere per un dragaggio non effettuato. Altro punto dolente che metterà in crisi la mobilità della merce unitizzata è la certificazione della “pesata” dei container per convenzione internazionale IMO che entrerà in vigore il primo luglio 2016. Qui il Ministero Trasporti  ed il Corpo Generale delle Capitanerie di Porto ancora non hanno regolamentato.

Per Emanuele Grimaldi, presidente di Confitarma, la competitività tanto decantata per l’intera giornata è una necessità del Paese e gli armatori con le proprie navi che scalano i porti della nostra penisola sono l’anello più importante della filiera logistica, visto che circa l’80% delle merci vengono importate via mare. Così, pure per le esportazioni delle merci prodotte dalle nostre aziende raggiungono i mercati di destino tramite la modalità marittima. Un timore e si spera che sia solo un timore Confitarma lo ha espresso sul concetto di sistema portuale.

Pur condividendo l’articolato della riforma, il presidente Grimaldi richiama l’attenzione su una possibile tipizzazione nei servizi alle navi e alle merci, non solo quelle unitizzate, che i porti di una Autorità di Sistema sono capaci di offrire; si corre il rischio di avere un porto per le grandi masse energetiche, uno per i container, uno per le navi traghetto ro-ro e autostrade del mare, uno per i passeggeri e le crociere.

In questo modo, si monopolizzano le rotte e si vincola la libertà dell’armatore a scegliere i nodi di un liner; mentre si costringe a scalare per legge quel porto, si inibisce la libera concorrenza fra porti e si svilisce la tanto necessaria competitività sperata fra le aziende della filiera logistica e mettendo in crisi l’obiettivo dell’intermodalità integrata nel processo dei trasporti. Forse tramite l’azione politica di una regione si può cambiare la geografia economica dei porti?

 

Abele Carruezzo