Riforma Delrio sui porti: inizia la seconda fase?

ROMA – Per la prima volta, martedì cinque settembre prossimo, si riunirà il cd “parlamentino” dei presidenti delle Autorità di Sistema Portuale. La strategia sarà quella voluta dal Ministro Delrio e cioè confrontare e trasformare i vari piani triennali locali in un “sistema portuale” nazionale. Stabilire a livello ministeriale le varie funzioni portuali degli scali nazionali: passeggeri, industriali, energetici e mercantili, oltre a quelli ro-ro e container.

Questo ha sempre declinato a livello ministeriale: “tutti i porti non possono operare in tutte le valenze con tutte le funzioni”; si dovrà dimenticare la geografico – economica  “polifunzionalità” di tanti porti italiani, perché si passerà alla “funzionalità” ministeriale.  Il parlamentino dei presidenti discuterà della specializzazione di alcuni porti rispetto ad altri, la rete dei collegamenti ferroviari e stradali per la intermodalità al fine di ottimizzare la logistica, oltre alle priorità degli investimenti pubblici.

Settembre porterà queste novità e forse darà un’accelerazione per avviare la seconda fase, ultima, della riforma portuale. E mentre già si discute sull’importanza di alcuni porti rispetto ad altri, molte AdSP sono ancora alle prese con il completamento della loro governance, ribaltando sui media “nomi” di possibili tecnici  locali, regionali e nazionali.

E intanto, il porto che lavora e che opera esorta il Ministro Delrio a portare a termine la prima fase della riforma, come avviare realmente lo Sportello Unico Doganale. Confetra, la Confederazione Italiana dei Trasporti e della Logistica, in una nota, ha esortato il governo ad avviare lo Sportello Unico Doganale, già previsto dal decreto 169/2016. Il presidente di Confetra, Marcucci, afferma che lo sportello dovrà essere competente su tutti i controlli in import/export delle varie amministrazioni (sanitari, fitopatologici, veterinari); operazioni da svolgere contemporaneamente e nello stesso luogo con tempi certi: un’ora per i controlli documentali e cinque ore per quelli fisici.

A oggi tutto è ancora fermo! Per Confetra, l’avvio dello sportello contribuirebbe al recupero di quei traffici destinati all’Italia, che oggi arrivano tramite porti stranieri, per un valore stimabile intorno ai dieci miliardi di euro l’anno. Si spera che il tavolo di partenariato della risorsa mare faccia un’attenta analisi degli scali italiani e che il tavolo nazionale di coordinamento sia capace di leggere in maniera super partes le caratteristiche di uno scalo, senza le inevitabili intrusioni e/o manomissioni politiche.

 

Abele Carruezzo