International Propeller Club: “La riforma portuale”

BARI – Si è svolto ieri, nella sala conferenze dell’Interporto Regionale della Puglia, l’incontro promosso dall’International Propeller Club di Bari, Brindisi e Taranto su “La Riforma Portuale tra passato, presente e futuro”.

Ad aprire i lavori è stato il Presidente di Interporto Regionale della Puglia e Presidente Propeller Club Port of Bari, Davide Degennaro. Esorta il cluster marittimo, e non solo: “quando le idee sono buone tutto riparte, bisogna promuovere il territorio attraverso nuove infrastrutture”. Poi Donato Caiulo, Presidente del Propeller Club Port of Brindisi: “bisogna far sentire la voce del Mediterraneo, formare una rete lunga verso l’Europa, il porto di Brindisi insieme agli altri porti puù diventare la Porta d’Oriente del Sistema-Paese”.

Michele Conte, Presidente Propeller Club di Taranto: “dobbiamo trasferire alla politica le nostre idee”, e parlando di ZES: “dobbiamo superare il gap occupazionale con il nord e le ZES sono un’occasione da non perdere per posti di lavoro”.Anna Maria Curcuruto, Assessore ai lavori pubblici della Regione Puglia: “il problema non è la concorrenza tra noi e noi, ma con gli altri porti e adesso siamo abbastanza maturi per concorrere insieme”. Dopo l’assessore, simpaticamente: “se non lavoriamo uniti il Nord ci frega!”.

Carla Tedesco, Assessore all’Urbanistica del Comune di Bari: “nella città di Bari ci sono persone che vogliono recuperare il rapporto con il mare”. “in un’epoca in cui i flussi di merci e persone hanno una entità che mai si Ë verificata prima nella storia Ë chiaro che le attivit‡ del porto sono attività rilevantissime per stare nella storia e riuscire ad intercettare questi flussi”. Ugo Patroni Griffi, Presidente dell’ AdSP del Mare Adriatico Meridionale, spiega “il metodo della creazione di valore”: “Si devono avere strutture adeguate alla crescita dell’economia e defiscalizzare un’economia sana, questi sono gli strumenti attrattori della ricchezza; l’Europa va assecondata, l’economia va assecondata si devono infrastrutturare le città, dobbiamo riportare nell’agenda Il Corridoio 8”. “Le ZES sono un’occasione per la crescita del territorio, un treno che passa una volta sola e dovremmo prenderlo al volo”.

Il Presidente nazionale dell’International Propeller Clubs, Umberto Masucci: “voi presidenti siete chiamati a condividere, con il coordinemento del Ministro, quelle che sono queste quindici autorità di Sistema, con un sistema oggi effettivamente un sistema più logistico che solo portuale, a dover coordinare determinate attività per fare in modo che non ci siano doppioni ma ci sia un’integrazione e fatti positivi”.Sergio Prete, Presidente dell’AdSP del Mare Ionio: “Superare il Campanilismo che spesso ha danneggiato i singoli territori, non possiamo competere tra piccoli porti, senza fare sistema non possiamo competere con un solo porto del nord Europa”. Conclude esortando alla non duplicazione degli investimenti.

Vito Leo Totorizzo, Presidente ISTOP SPAMAT, Vicepresidente del Propeller Club di Bari e Vicepresidente dei Terminalisti Italiani, parlando del Libro di Alfonso Mignone(La riforma portuale di Federico II): “Federico II, settecentocinquant’anni prima del Ministro Delrio, ha visto come dovrebbe essere fatta una riforma portuale, snella, pratica, che dividesse i porti secondo la loro importanza e che consentisse ai porti di avere un collegamento retroportuale e delle zone di sviluppo”. “La riforma, che ha eliminato i comitati portuali, ha reso un grande favore al Propeller perchè oggi, i Propeller, si potrebbero proporre come comitati sui generis senza paura di essere indicato quale portatore di interessi personali”.

Nel corso dell’incontro Ë stato presentato il libro di Alfonso Mignone, Presidente del Propeller Club di Salerno ed esperto in diritto della navigazione, dei trasporti e del turismo, dal titolo “La riforma portuale di Federico II”: “E’ stato arduo ricostruire la storia partendo da due paginette con riportato solo un elenco di nomi in latino con cui un imperatore medievale da disposizioni a venticinque persone di governare alcuni porti da lui prescelti per un determinato export. Il futuro dei porti deve percorrere la via della specializzazione e le infrastrutture vanno spacializzate, cioè trovare la vocazione di ogni porto perchè ognuno ha la sua”.

“Nel 1239 c’erano undici porti, non i porti più importanti del Regno di Sicilia, ma strategici all’export di cereali anche perchè collegati a quelli che possiamo chiamare oggi terminal o interporti, le Masserie di Federico II”. “I porti sono un veicolo di finanziamento per lo Stato, sono risorse che non vanno sprecate e dare quella visione strategica della portualità meridionale che ha avuto Federico II”.

Il professore Dino Borri del Dipartimento Civile e Ambientale del Politecnico di Bari ci spiega: “La riforma portuale-statale promossa da Federico II ed ora studiata da Mignone ci fa capire che molti aspetti della portualità al passaggio dal mondo Antico a quello moderno-meridionale attengono a aspetti tuttora rilevanti: per esempio l’assetto territoriale a varia scala per le attività commerciali come per quelle militari, piuttosto che quello organizzativo, che oggi diremmo logistico”.

Federico Pirro, professore associato di Storia dell’Industria presso l’Università di Bari: “Questa non è una riforma facile, perchè ridurre da ventiquattro a quindici le Autorità Portuali italiane non Ë stato facile, c’è ancora qualche problema irrisolto in Sicilia (Messina non accetta di far parte dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro)”. “In Puglia siamo in ritardo, mentre gli operatori discutono ogni santo giorno di gestione delle infrastrutture per renderle competitive, di portare traffici e difendere quelli esistenti, purtroppo scontiamo ritardi nelle istituzioni locali”. “Ormai vi sono ritardi non pi˘ ammissibili”.L’incontro termina con una frase di Alfonso Mignone: “Non tutti i porti camminano alla stessa velocità!”.

 

Salvatore Carruezzo
Foto: Giovanni Botrugno