L’importanza della nautica da diporto

La nautica da diporto viene definita come l’andare sull’acqua per il proprio piacere, usando un imbarcazione (barca a  vela o motore, canoa, kayak, o altro) oppure svolgendo una delle molte altre attività acquatiche disponibili come  wind/kite surfing, immersioni subacquee, pesca ricreativa ecc. Viene praticata da tutte le classi sociali da moltissimi anni. Contribuisce in maniere positiva a sviluppare e comunicare valori sportivi, culturali, ambientali, e sociali. In particolare le generazioni più giovani possono apprendere  il rispetto della natura, la valorizzazione del lavoro in comune, la responsabilità. E’ possibile anche una attività sportiva divertente a costi contenuti che permette di conoscere nuovi territori ed accedere a nuove aree marine.

L’importanza della nautica da diporto è ben conosciuta dal Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE), per  questo nell’ultimo parere a tema “industrie nautiche: una trasformazione accelerata dalla crisi” si evidenza il ruolo assunto dai diportisti.

Il CESE, nel parere fornito alla Commissione Europea, evidenzia l’industria nautica europea, che è costituita da 37000 imprese che impiegano direttamente 234 000 persone, generando un fatturato annuo di 20 miliardi di euro nel 2011. Il 97% delle imprese che lavorano in questo settore fanno parte delle PMI, mentre i grandi gruppi industrializzati sono all’incirca una decina. Oggi sta subendo una trasformazione in seguito alla cristi del 2008/2009, infatti, si è registrata una flessione media delle vendite e della produzione industriale nell’ordine del 40-60% e tutti i segmenti sono stati colpiti. Dall’inizio della crisi si sono persi 46 000 posti di lavoro ed una contrazione del fatturato per circa 3-4,5 miliardi di euro. I posti di lavoro sono stati persi percentualmente in maniera eguale nelle PMI che nelle grandi aziende.  La perdita della forza lavoro si è registrata prima e in maniera più sostanziale nel comparto industriale, mentre il comparto relativo ai servizi di locazione/noleggio di unità di diporto, riparazione e manutenzione marine e porti turistici ha resistito. Purtroppo quest’anno anche questo settore sta registrando un calo.

La nautica per molti viene vista l’hobby dei facoltosi, di coloro che ormeggiano grossi yacht e fanno fronte a esorbitanti spese per il mantenimento degli stessi. Il CESE ricorda come in realtà la nautica da diporto è composta da amanti del mare che nei week-end solcano il paesaggio marino. Infatti la produzione industriale si concentra alla realizzazione di imbarcazioni fino a 24 metri e di sportivi che praticano immersioni, canottaggio, wind/kite surf e altro.  Per questo si può parlare di “nautica popolare” .
Un fenomeno preoccupante che viene registrato dal CESE è l’aumento dell’età media dei diportisti in linea con i trend europei. Il fenomeno può essere legato ad una disoccupazione giovanile crescente, ed a una precarizzazione del lavoro, ma forse è legato ad un allontanamento dei ragazzi al mare.  Proprio per questo in vari paesi europei le imprese nautiche e le federazioni hanno sviluppato da anni delle iniziative per offrire esperienze nautiche alle nuove generazioni. Queste iniziative hanno l’obiettivo di far conoscere la nautica sia come attività sportiva e turistica sia come settore professionale, offrendo ad apprendisti e studenti esperienze professionali e tirocini aziendali.

Il mediterraneo rappresenta, oggi, il 70% del turismo nautico mondiale con un  notevole indotto per i paesi costieri. Marine e porti nonché società di locazione e noleggio, servizi di manutenzione e imprese portuali beneficiano di questo turismo. Il business legato al mondo della nautica è molto importante, e per questo non ci deve stupire come molte nazioni costiere cercano di aumentare sempre più la loro quota di mercato, spesso sfruttando i vuoti normativi che regolano il mercato unico europeo.

Il Comitato Economico Sociale Europeo interviene proprio su questo delicato aspetto. La concorrenza imprenditoriale degli Stati dell’Unione è possibile purchè si rispettino i parametri imposti della stessa Unione Europea. Ma al contrario di quanto avviene per i settori dell’automobile e dell’aviazione, per la nautica non esiste un quadro normativo di riferimento. In Europa infatti mentre le esigenze di sicurezza ed ambientali per la costruzione di unità da diporto sono armonizzate a livello europeo, il quadro normativo delle stesse unità varia notevolmente da paese a paese. Differenti sono le condizioni di utilizzo come patenti nautiche, immatricolazioni, dotazioni di sicurezze e soprattutto fiscalità. Queste frammentazioni creano confusione fra gli operatori economici e gli utenti ma soprattutto concorrenza sleale  fra le imprese.

Il CESE nel suo parere inviato alla commissione, affinchè possa presentare una proposta normativa che renda omogenea quella europea, in modo da potere creare un mercato unico europeo al riparo da concorrenza sleale, non dimentica il ruolo strategico dei diportisti. Oggi possiamo dire come la nautica da diporto sia il settore della nautica trainante dell’economia industriale nautica europea. Sui diportisti e sulle imbarcazioni da diporto, che affollano i porticcioli e le marine d’Italia si ritrova la vera ricchezza della nautica italiana. Per questo bisogna spingere affinchè le marine ed i porticcioli non vengano vissuti come un parcheggio di barche. La comunione della nautica da diporto con le città deve essere incoraggiata. Attraverso manifestazioni e iniziative di associazioni nonché da parte di  aziende nautica radicate sul territorio.

Lo Snim 2013 a Brindisi con l’attuale localizzazione sul nuovo lungomare permette un incontro della nautica con il cuore della città, regalando mai come prima uno scenario unico ai visitatori del salone nautico. Lo Snim oltre a mettere in vetrina il meglio della cantieristica pugliese, con una notevole varietà di imbarcazioni adatte a tutti i diportisti, con gli stand dedicati agli sport acquatici, come le immersioni, della vela, kite-surf, surf, pesca sportiva subacquea, riesce perfettamente nell’intento augurato dal CESE: avvicinare  il più possibile le giovani generazioni o semplici amanti del mare che possono e vogliono cimentarsi in questi sport acquatici anche alla prima esperienza.

 

Giampiero Campagnoli