Carnival Cruise Lines: quanto devono essere grandi le navi da crociera?

Dopo le avarie occorse alle navi da crociera della Carnival Cruise Lines, sta crescendo un problema tecnico che è su tutte le riviste specializzate: “Quanto deve essere grande una nave da crociera? E se ne vale la pena mettere a rischio 4000 persone?” Quello che è successo alla nave “Triumph”, incendio in sala macchine che mette in crisi tutti i servizi igienici, poi rimorchiata nel porto di Mobile, in Alabama, è stato molto grave e su tutti i media e riviste tecniche il fatto viene descritto come una “floating toilet”.

Però per la società Carnival, il fatto più grave in assoluto che abbia compromesso le relazioni pubbliche e di mercato, compreso tutto il personale, appartiene alla Costa Concordia incagliata sul front Isola del Giglio, in Italia, con 32 morti; sicuramente è così, e qui non lo vogliamo discutere, anche se gli ultimi incidenti, sulla Triumph, la Dream e la Legend, tutto sommato non danno “grazia” alla compagnia che promette “sogni” in tutto il mondo. Invece di divulgare “comunicati” stampa stringati di parole non chiare per salvaguardare immagine, mercato e media di tutto il mondo, occorre più determinazione a risolvere almeno i problemi più classici come le varie intossicazioni alimentari, ritardi negli uffici doganali che fanno perdere crociere e coincidenze aeree e cercare più professionalità nella gestione della comunicazione circa gli incidenti.

Partecipare, pagando, ad una crociera che poi si finisce per non usufruire dei servizi igienici, docce e bagni con liquami che scivolano sulle pareti delle cabine non è uno spettacolo da mettere on-line sui social net. Forse, come da qualche tempo stiamo asserendo, che questi grandi alberghi galleggianti, o diventino delle vere e proprie “città” oppure  i cantieri di costruzione dovranno innovare navi da crociera più a dimensioni nautiche con relazioni umane a bordo più sostenibili. Tutti questi incidenti ci insegnano se  effettivamente ne vale la pena sottoporre a rischio 4000 persone. Sarebbe interessante, dal punto di vista della salvaguardia delle persone in mare, conoscere se i modelli di probabilità del “rischio” che hanno generato i piani di sicurezza di queste grandi navi prevedono un certo numero di “perdite accettabili” in caso di un naufragio in mare.

Per gli economisti, certamente la crescita delle dimensioni delle navi da crociera è in linea con l’aumento della domanda crocieristica. Infatti, il nuovo terminal crociere di Hong Kong che si inaugura quest’anno e diversi altri porti in Asia che hanno ampliato i loro terminal stanno a dimostrare l’orientamento di questo mercato tutto impegnato a catturare rapidamente il crescente interesse della Cina al settore dei viaggi con navi da crociera.
Sappiamo che questo settore crescerà ancora  per i prossimi anni, ma ci dobbiamo domandare quanto grande sarà la nave da crociera e quanto abbastanza grande. Certo non si può paragonare queste costruzioni a ciò che è avvenuto per le porta-rinfuse o portacontainer, per ridurre i costi unitari e per avere rendimenti crescenti. La differenza sostanziale, per le crociere, è che quando un passeggero della nave corre un “rischio” di un disastro, il costo viene misurato in vite umane.

 

Abele Carruezzo