Cantieristica in crisi: nel 2012 flessione del 28%

La cantieristica navale vive oggi una difficile fase, evidente anche dal consistente calo delle esportazioni (-28% solo nel 2012), che sconta la generale debolezza degli ordini a livello globale. In 4 anni, l’export di navi e imbarcazioni si è ridotto di quasi 40 punti percentuali. Il 2013 poi, non mostra segni di inversione di tendenza (-16,5% la flessione nei primi sei mesi dell’anno). Eppure il settore ha una rilevanza notevole a livello nazionale e un impatto decisivo sull’economia di molti territori.

Per questa ragione la seconda tappa degli Stati generali delle Camere di commercio sull’economia del mare, promossi da Unioncamere in collaborazione con la Camera di commercio di La Spezia, hanno scelto di porre al centro dell’attenzione – e di individuare azioni di sostegno mirate – questo settore così importante della blue economy.

Con circa 6,6 miliardi di valore aggiunto prodotto nel 2011 (pari al 16% dell’intera economia del mare, che nel suo complesso ne vale 41), 135mila occupati (degli 800mila che operano nella blue economy) e oltre 32mila imprese impegnate non solo nella costruzione di navi e imbarcazioni, ma anche nell’indotto strettamente collegato, la filiera della cantieristica navale – sottolinea Unioncamere – rappresenta un giacimento straordinario di professionalità e competenze qualificate e altamente specializzate, oltre che uno dei comparti più “amici” dell’ambiente.

Diversamente da quel che si può pensare, le oltre 32mila imprese che operano a fine 2012 nella filiera della cantieristica intesa in senso allargato (includendo cioè non solo le l’attività “core” di costruzione di navi e imbarcazioni) hanno una diffusione territoriale non esclusivamente di tipo costiero.Infatti, ben 12.797 imprese del settore hanno sede in comuni delle aree interne del Paese.

Un terzo circa di queste 32mila imprese sono concentrate nel Mezzogiorno, evidenziando una vocazione eminentemente marittima della sua economia, anche se è proprio sulla cantieristica meridionale che si è scaricata la gran parte della pesante crisi del settore negli ultimi anni. Il 25,5% delle imprese della cantieristica ha investito nel triennio 2009-2011 o aveva intenzione di investire nel 2012 in prodotti e tecnologie green a maggior risparmio energetico e/o a minor impatto ambientale. Il dato, superiore di un punto e mezzo percentuale alla media generale, è significativo – rileva l’indagine di Unioncamere – anche di un nuovo percorso di rilancio del settore stesso, che potrebbe individuare, ad esempio, nell’adozione di tecnologie “verdi” o nell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili per i sistemi di propulsione delle navi un passaggio fondamentale per recuperare competitività.

Del resto, la gran parte delle imprese della cantieristica che investono in tecnologie green puntano alla riduzione dei consumi (circa 6 su 10 tra quelle investitrici), ma merita attenzione l’impegno nel ridurre l’impatto ambientale del proprio processo produttivo (2 su 10) o del prodotto (altre 2 su 10).