La “Rosalia D’Amato” fa rotta verso la Somalia

Stanno tutti bene a bordo della “Rosalia D’Amato”, la bulk della Perseveranza Navigazione di Napoli, sequestrata ieri dai pirati somali a circa 320 miglia a sud dell’Oman e a 300 miglia ad est dell’isola di Socotra. Questa mattina – fa sapere il Comandante Carlo Miccio, responsabile del Company Security Office – la motonave si sta dirigendo verso le coste della Somalia ed è monitorata tramite  sistema satellitare sia da parte della Compagnia che dalla Guardia Costiera di Roma. Ieri, la comunicazione si è interrotta bruscamente ha ripetuto Miccio: “Ho sentito in sottofondo, un vocio francese; è la prima volta che ci capita una situazione del genere, ma siamo abbastanza preparati per gestire queste emergenze”. Attualmente la “Rosalia D’Amato” – come riferisce il ministro della Difesa Ignazio La Russa – viene controllata a distanza dalla nave militare turca Giresun, della coalizione internazionale “Atalanta” e  sulla zona si sta portando anche una nave della Marina Militare italiana. I sei componenti italiani dell’equipaggio sono originari della Campania e della Sicilia: due sono dell’Isola di Procida, uno di Vico Equense e l’altro di Meta di Sorrento, ma residente in Belgio. Gli altri due italiani, entrambi siciliani, sono originari di Messina, il comandante della nave  Lanza, e di Mazara del Vallo, il direttore di macchina. Il sindaco di Procida, comune marittimo e marinaro,  dopo avere appreso che due dei suoi concittadini sono nelle mani dei pirati, ha chiesto con insistenza al Governo italiano di “garantire sicurezza e assistenza “ ed ha convocato, per oggi, un consiglio comunale straordinario, per formalizzare una richiesta ufficiale finalizzata a garantire tutti i marinai italiani. Intanto, l’Unità di Crisi della Farnesina sta mantenendo i contatti con i familiari dell’equipaggio. IL sequestro della nave della Perseveranza Navigazione allunga la lista degli attacchi subiti in questi primi tre mesi del 2011: 142 è il numero ad oggi, massimo storico secondo il rapporto dell’International Maritime Bureau (IMB) della Camera di Commercio Internazionale (ICC). Ricordiamo che nel febbraio 2011, la petroliera italiana “Savina Caylyn” viene attaccata e sequestrata da pirati somali con 22 persone di equipaggio, tra cui 5 italiani, e tuttora si trova sotto sequestro. I dati sui sequestri somali, emersi nel corso della conferenza internazionale per la lotta alla pirateria marittima, svoltasi recentemente a Dubai, alla quale hanno preso parte circa 50 tra ministri degli affari esteri ed esponenti di spicco di governi mondiali, tra i quali il sottosegretario Stefania Craxi, sono dati che meritano una riflessione più adeguata e tecnica e non solo di denuncia. Il fenomeno, si è detto in conferenza, è dovuto all’instabilità politica del Paese africano; una pirateria sempre più globale e sofisticata, visto che il raggio d’azione dei pirati ha superato abbondantemente le 200 miglia dalla costa. Imbarcare uomini armati – militari o vigilantes – sulle  navi per arginare la piaga dei sequestri da parte dei pirati, diviene sempre l’argomento da discutere all’indomani del nuovo attacco ad una unità italiana. “Con il sequestro, la scorsa notte, della portarinfuse “Rosalia D’Amato”, e la petroliera “Savina Caylyn” che è tuttora in mano dei pirati, sono 43 i marittimi in ostaggio, di cui 11 italiani, e questo “testimonia l’urgenza di misure a difesa della navigazione mercantile che da oltre un anno Confitarma ha chiesto al Governo”, ha affermato ieri  Paolo D’Amico, presidente della Confederazione degli armatori, che definisce “sorprendente il silenzio delle nostre Istituzioni”. “Abbiamo in media tre navi al giorno in una situazione di pericolo, ma non abbiamo ancora ricevuto alcun riscontro – denuncia D’Amico – né a livello parlamentare, in merito ai cinque disegni di legge sul possibile imbarco di personale armato “parcheggiati” da un anno alla Camera e al Senato; sottolineo il silenzio del ministro della Difesa, al quale da mesi ho chiesto un incontro urgente per identificare un’adeguata strategia di difesa attiva. Capisco che abbia molto da fare, ma anche questa è un’emergenza del Paese” – ha concluso D’Amato per conto di Confitarma -.  Il ministro La Russa, nelle settimane scorse un’attenzione al problema l’aveva manifestata: “mi pare difficile che militari possano essere sotto il comando di un pur bravo comandante civile mercantile” ed aveva considerato la “soluzione migliore” quella di una “modifica normativa per equiparare le navi alle banche, che hanno bisogno di sicurezza gestita da guardie giurate”.

Abele Carruezzo