Trivellazioni in Adriatico: l’ordine del giorno approvato oggi a Polignano

C’era anche iresidente della Provincia di Brindisi Massimo Ferrarese al consiglio comunale congiunto che si è svolto questa mattina a Polignano, per impedire che vengano effettuate trivellazioni nel basso Adriatico.

Erano presenti il Presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna, l’Assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro, i rappresentanti delle Province di Bari, Brindisi e Lecce e dei Comuni rivieraschi interessati. La proposta di Ferrarese di chiedere un incontro urgente al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini è stata accolta all’unanimità.

“Al Ministro – ha affermato il presidente della Provincia di Brindisi – ribadiremo che non possiamo rischiare che accada un qualsiasi problema durante le trivellazioni. La storia recente insegna che non sono ipotesi irrealizzabili. La tragedia verificatasi lo scorso anno nel Golfo del Messico con la piattaforma petrolifera ‘Deepwater Horizon’ ha pregiudicato per sempre migliaia di chilometri di costa e non esiste alcun sistema per correre ai ripari”.

Ferrarese ha anche sottolineato che la Puglia è una regione ad alta vocazione turistica e che si stanno compiendo sforzi notevoli in questa direzione, valorizzando le sue peculiarità e potenziando i collegamenti aerei e marittimi.
“L’auspicio è che il Ministro Clini – ha concluso Ferrarese – accolga la nostra richiesta, bloccando le trivellazioni.

In caso contrario, la Puglia saprà farsi sentire, con ogni forma di protesta pacifica, ma con il chiaro e ineludibile proposito di disinnescare un rischio incalcolabile per il nostro mare. Abbiamo bloccato il fotovoltaico selvaggio, abbiamo posto un argine a tante altre situazioni di pericolo per il nostro ambiente e ce la faremo anche questa volta. Dobbiamo farlo per noi, ma soprattutto per le generazioni future a cui dobbiamo consegnare una speranza, fondata sulla bellezza del nostro territorio e sulle conseguenti opportunità economiche ed occupazionali”.

Questo l’ordine del giorno approvato:

ORDINE DEL GIORNO

PREMESSO CHE:
–       con nota del 27.7.2011 trasmessa al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), la società Northern Petroleum Ltd ha nuovamente avviato la procedura di VIA ai sensi del D.Lgs. 152/06 in relazione ad alcuni permessi di ricerca idrocarburi in mare Adriatico, individuati con la sigla “d149 D.R- NP”, “d65 DR-NP”; “d66 DR-NP”, “d71 DR-NP”, “d72 DR-NP”, legati al permesso di ricerca idrocarburi denominato “FR 39 NP”;
–       tale procedura segue quella già riavviata, nel dicembre del 2010, dalla medesima società  a seguito dell’annullamento e/o della cautelare sospensione disposte dal Tar per la Puglia delle pronunce di compatibilità ambientale rilasciate dal MATTM con Decreti nn. 1347 e 1348 del 14.10.2009 e n. 1349 del 15.10.2009;
–       quei decreti furono emessi a seguito della procedura avviata nel 2006 ed i cui esiti sono stati – come detto – annullati dal Tribunale Amministrazioni per la Puglia presso entrambe le sue sedi di Bari e di Lecce;
–       la procedura di che trattasi mira a consentire alla soc. Northern Petroleum la realizzazione di prospezioni geosismiche in prossimità della costa pugliese, utilizzando la tecnica del cosiddetto air-gun;
–       tale modalità di ricerca è annoverata tra quelle produttive di inquinamento ambientale, in quanto le onde provocate dall’air-gun arrecano danni più o meno gravi alla fauna marina e, in special modo, ai mammiferi acquatici;
–       ormai da vario tempo le popolazioni costiere locali hanno espresso vivissime preoccupazioni e forti contrarietà in quanto, oltre ai danni all’ambiente provocati dalle prospezioni, le stesse rappresentano la prima fase di un progetto che intende avviare nel mare Adriatico una vasta attività di estrazione di idrocarburi;
–       tale intendimento è evidentemente contrario ai progetti di sviluppo dei comuni della fascia costiera, che al turismo e all’economia legate alle bellezze dei propri territori affidano le prospettive di sviluppo;

OSSERVATO CHE:
–       analogamente a quanto è avvenuto con la procedura di VIA già impugnata dinanzi al Tar Puglia, il progetto, nonostante sia unitario, viene suddiviso in differenti tronconi e difetta del tutto di uno studio approfondito degli impatti che l’unitario programma di ricerca può produrre sull’ambiente;
–       quelle procedure furono attinte da impugnative dinanzi al Tar del Lazio da parte della regione Puglia (con procedimento poi trasferiti per competenza al Tar di Bari e al Tar di Lecce) e al Tar di Lecce da parte del Comune di Ostuni, procedimenti all’interno dei quali si sono costituiti numerose altre amministrazioni locali (Fasano, Monopoli, Polignano)
–       il Tar di Bari con sentenza n. 2602/2010, passata in cosa giudicata, annullava il decreto ministeriale afferente al permesso “d149 D.R.-N.P.”, mentre il Tar di Lecce dapprima sospendeva (ordinanza cautelare n. 130/2010) e poi annullava (sentenza n. 1341/11 del 14.7.2011) i decreti autorizzativi collegati ai permessi di ricerca n. “d149 D.R.-NP”, “d60 F.R.P.N.”, “d61 F.R.N.P.”;
–       in entrambi i casi, il Giudice Amministrativo ha stigmatizzato l’artificioso frazionamento dell’unico progetto di ricerca in cinque diverse procedure, prive di un necessario studio ambientale di carattere unitario che ponga in luce i rischi per l’ambiente derivanti dall’unico programma di ricerca;
–       il Tar di Lecce, ancora, ha stigmatizzato l’impatto “davvero imponente” della tecnologia utilizzata a sostegno del programma di ricerca ed ha sottolineato che “in difetto di metodi di ricerca meno impattanti, non v’è dubbio che unico baluardo di difesa per l’ambiente rimanga quello di una valutazione di impatto unitaria, cioè tale da fornire una visione completa delle interazioni e degli effetti di un programma umano di sfruttamento delle risorse dell’ecosistema da proteggere”;
–       ciononostante, i progetti della società inglese continuano ad essere totalmente carenti di tale fondamentale studio;
–       la complessiva attività di ricerca e prospezione promossa dalla soc. Northern Petroleum interessa una vastissima area marina e coinvolge numerosissimi comuni costieri;

DATO ATTO CHE
–       già a seguito dell’avvio della procedura effettuato nel dicembre del 2010, numerosi comuni rivieraschi, unitamente alla Provincia di Brindisi, si incontrarono in Ostuni e presentarono il proprio parere contrario al MATTM;
–       è interesse di tutte le popolazioni costiere opporsi al progetto della Northern Petroleum, così rappresentando le vivissime preoccupazioni della popolazione pugliese e per evitare che il tratto di mare antistante la regione smetta di essere uno dei principali motori dell’economia locale per divenire un’unica, vasta area di coltivazione petrolifera;
–       nel tratto costiero antistante la città di Brindisi sta per essere avviata addirittura una campagna di trivellazione da parte della soc. ENI, titolare della concessione di coltivazione denominata “FC2AG”, rilasciata nel lontano 1994, così aggravando le preoccupazioni nutrite per le sorti dell’ambiente (marino e costiero in particolare). In relazione a tale vicenda, il Comune di Ostuni e la regione Puglia hanno rappresentato al Ministero per lo Sviluppo Economico che la risalenza della concessione (pur di durata trentennale) non può rappresentare ostacolo alla rivalutazione della stessa alla luce del quadro giuridico – profondamente mutato – e della sensibilità ambientale – enormemente cresciuta, rilevando come sia del tutto incoerente e contrario alle attitudini di sviluppo turistico espresse dall’area costiera brindisina nell’ultimo decennio consentire lo svolgimento di simili attività. Il Ministero, con nota prot. 18891 del 21.9.11, ha comunicato di ritenere esercitatile l’attività estrattiva, garantendo al contempo la continuità della sicurezza delle istallazioni finalizzate alla coltivazione e la non influenza sulla costa brindisina, distante circa 50km.;
–       è, ovvio, però che intatte restano le preoccupazioni dei comuni locali, che vedono il proprio territorio sempre più aggredito da progetti del tutto incompatibili con le vocazioni turistiche e produttive dell’area;
–       peraltro, nel progetto presentato dalla Northern Petroleum non vi è alcun cenno alla cd. “seconda fase” del programma, cioè l’eventuale perforazione delle aree ritenute di interesse e la conseguente coltivazione dei pozzi: è evidente che è privo di senso consentire l’esecuzione della “prima fase” se non viene effettuata la valutazione sull’ammissibilità della “seconda fase”. Diversamente, la prima fase rappresenterebbe uno spreco di risorse ed un inutile rischio ambientale. Pertanto, la stima costi/benefici della odierna “prima fase” non può non essere estesa alla “seconda fase”, valutando sin da ora la fattibilità della futura (ancorché eventuale) campagna di ricerca.

alla luce delle considerazioni che precedono, i Comuni formulano la più viva opposizione alla campagna di geoprospezione della società Northern Petroleum e altre.

CHIEDONO

Al Ministero dell’Ambiente e della tutela del mare, dott. Corrado Clini immediati interventi per sospendere i procedimenti autorizzativi avviati e non conclusi in merito alle ricerche e coltivazioni di idrocarburi liquidi nel mare Adriatico attraverso una moratoria del suddetto Ministero ed in particolar modo su tutto lo specchio di mare antistante le coste pugliesi;
di coinvolgere Regione, Provincie e Comuni interessati per una soluzione che salvaguardi le attese dell comunità locali.
CHIEDONO, altresì, un urgente incontro per rappresentare le ragioni del territorio.

Foto: Simone Rella