Costa Concordia: operazioni bloccate

«Adesso è una situazione complicata e parlare di errori dopo il disastro, è difficile. Gli errori sono stati commessi prima. Nel 2010 Greenpeace aveva monitorato il passaggio delle navi nel tratto di mare del santuario dei cetacei dell’Isola del Giglio, ma nessuno ha fatto niente. Abbiamo anche chiesto al ministro Passera di intervenire con una petizione, evidentemente ci sono interessi più grandi».

È quanto ha affermato a Tgcom24 Alessandro Giannì, direttore di Greenpeace Italia, sul naufragio della Costa Concordia. Quanto al rischio ambientale, Gianni’ aggiunge: «Il primo problema è la rimozione del carburante. In Nuova Zelanda la fuoriuscita di ben meno carburante analogo ha inquinato 70 km di costa.

Più passa il tempo e più la struttura del relitto diventa fragile. Bisogna pensare bene a cosa fare, l’opzione preferibile è quella di prelevarla intera dal Giglio anche se si dovesse aspettare due mesi in più. Non tagliamo la nave, l’impatto ambientale sarebbe disastroso».

Intanto pero’ il maltempo continua a ritardare le operazioni preparatorie allo svuotamento del carburante dai serbatoi della Costa Concordia, ormai da 26 giorni arenata sugli scogli dell’Isola del Giglio. Onde alte un metro anche oggi hanno impedito alla nave pontone di accostarsi al relitto e di portare a termine i lavori di flangiatura.

A questo punto, viste le previsioni meteo, è difficile che le operazioni riprendano prima di domenica o lunedì prossimi. Lo scafo della Concordia e’ comunque costantemente monitorato dai tecnici, per timore che possa spostarsi in modo significativo a causa del maltempo.
Oltre al rischio ambientale continua a pesare sugli abitanti del Giglio la preoccupazione per le tempistiche della permanenza del relitto davanti alla loro isola. Oggi pomeriggio, intorno alle 17, è prevista la visita al Giglio del commissario delegato all’emergenza, Franco Gabrielli.

Ieri Gabrielli ha detto che il termine di 7/10 mesi per rimuovere lo scafo è un termine ottimistico, e che potrebbe volerci molto più tempo. I residenti chiedono in tutti i modi invece che la rimozione avvenga prima dell’inizio della stagione turistica estiva, che altrimenti verrebbe penalizzata con ricadute drammatiche per l’economia locale, quasi interamente dipendente dal turismo

Matteo Bianchi