Trasporto Pubblico Locale: alcune città del Sud hanno perso…il tram

Giorni addietro i cittadini di Napoli hanno vissuto una giornata paradossale per godere del diritto alla mobilità che per molti è “socialmente utile”. Con una messaggistica, a dir poco strana, la ditta dei trasporti pubblici napoletani informava l’utenza che le corse erano annullate per mancanza di fondi per rifornire di combustibile gli autobus locali. Uno scenario che si apprestano a vivere altre città d’Italia dopo la stretta finanziaria che sta attraversando i propri bilanci. I trasporti rappresentano il settore energetico che maggiormente dipende dalle importazioni di petrolio, in Italia per il 95,1% e, come tutti coloro che si occupano di “picco del petrolio” sanno, le conseguenze maggiori e più gravi della minore disponibilità di petrolio e dell’aumento dei prezzi del barile, graveranno proprio sul sistema della mobilità di cose e persone, con conseguenze sociali ed economiche potenzialmente devastanti.

Ed allora perché non pensare ad una riconversione del settore dei trasporti verso sistemi di mobilità a minore consumo energetico? Dovrebbe essere una delle priorità del prossimo governo nazionale!  Ricordiamo che in “tecnica dei trasporti”  il parametro utilizzato per mettere a confronto i consumi energetici dei mezzi di trasporto è il “consumo specifico” (co. spec.  =  gep/pass x km, =grammi equivalenti petrolio per passeggero e per chilometro), cioè la quantità di energia consumata dal veicolo per ogni passeggero trasportato e chilometro percorso. Le migliori prestazioni verranno offerte dai sistemi di trasporto che garantiscano maggiore efficienza energetica, quindi minori consumi energetici assoluti, in rapporto alla capacità di trasporto, cioè agli utenti serviti e alle distanze coperte durante il servizio. In più, la Fisica ci convince che i motori a propulsione elettrica sono nettamente più efficienti di quelli endotermici e, in assoluto, il massimo rendimento energetico si ottiene con i trasporti collettivi a propulsione elettrica su ferro.

Ultimamente , in Commissione Europea, è stato portato uno studio a confronto fra uno dei tanti tram moderni in circolazione in Europa e un generico autobus urbano; appare evidente che i valori delle resistenze al moto sono tutti nettamente favorevoli al tram (attrito volvente, la distribuzione delle pressioni di contatto, tipo di materiali a contatto e loro elasticità reciproca, resistenza aerodinamica, resistenze laterali, resistenza unitaria all’inerzia del veicolo, maggiore capienza e riempimento dei veicoli). Poi lo studio sottolinea come l’elevato comfort e comodità delle vetture dei tram, unite alla facile accessibilità garantita dal pianale ribassato, alla silenziosità e al basso livello di vibrazioni, alla panoramicità delle vetrate, rendono l’utilizzo del tram molto più piacevole e comodo dei mezzi su gomma. Inoltre, la sede-corsia propria separata dagli altri flussi di traffico consente frequenze e puntualità impensabili per i mezzi pubblici su gomma.

Per tutte queste ragioni, il fattore di riempimento del tram, cioè il numero medio di viaggiatori presenti sul mezzo è molto più elevato (in letteratura si considera il doppio) di quello di un autobus o di un filobus. Tutto questo fa pensare: la crisi del debito pubblico italiano e la necessità imposta dalla UE di tenere sotto controllo il bilancio dello Stato, spingeranno il processo di riconversione del sistema di trasporto in molte città italiane? Molte aziende di trasporto pubblico locale oggi sopravvivono; il valore annuale delle compensazioni pubbliche necessarie a coprire l’inefficienza del sistema di trasporto pubblico locale su gomma, ha ormai raggiunto valori stratosferici; senza contare i contributi e le spese dirette in conto esercizio e capitale che, oltre a Stato e Regione, versano a vario titolo sul Trasporto Pubblico Locale anche le Province e i Comuni.

E qualche associazione “nò !…” manifestava e proponeva di non far pagare nemmeno il costo del biglietto agli utenti, caricando interamente sullo Stato il costo del servizio. In Italia, l’ultima manovra economica ha operato pesanti tagli anche ai trasferimenti alle Regioni, che inevitabilmente costringeranno le aziende a spiacevoli riduzioni del servizio o aumenti delle tariffe. L’unico modo per salvare il trasporto pubblico non rimane quindi che migliorare i risultati economici dei servizi, riducendo in particolare i costi specifici e aumentando fortemente i passeggeri trasportati. In altre parole, un’attività produttiva che offre spostamenti può avere un senso economico soprattutto massimizzando le vendite, quindi l’uso del mezzo pubblico.

 

Abele Carruezzo