Napoli: un porto che non parte

E’ vero la crisi c’è e si sente anche nel settore marittimo, ma se a questa aggiungiamo anche l’incapacità o forse la volontà di tenere fermo lo sviluppo portuale per chissà quali scopi reconditi, allora è chiaro che il porto di Napoli rimarrà chissà per quanto tempo ancora “ la potenziale porta sul mediterraneo “. Per il suo  sviluppo sono stati realizzati convegni a iosa, ma  le idee ed i progetti per il futuro se non si concretizzano servono a poco.

Nonostante la sua posizione geografica sia sicuramente tra le più interessanti del Mediterraneo e sia considerata strategica il decollo non avviene. Non è difficile capirne i motivi. Primo tra tutti è sicuramente la scarsa capacità nella gestione manageriale, (e ad esempio  basta guardare il porto di  Salerno, a parità di superficie ha superato il porto di Napoli per traffico merci e si avvia anche allo sviluppo crocieristico).

La logistica è obsoleta e  i tempi di  smistamento e  stoccaggio delle merci non sono adeguati alla velocità con cui oggi si muovono gli scambi commerciali. L’intermodalità non è ancora realizzata del tutto, in quanto non  vi è un reale e veloce collegamento ferroviario con l’interporto campano e la strada ferrata, le infrastrutture sono inadeguate e non consentono un rapido smistamento nonostante vi operino aziende di rilievo internazionale. Se raramente si vedono navi in rada è solo perché il traffico navale è scarso.

Il settore crocieristico non è esente da queste problematiche, la stazione marittima è insufficiente ad accogliere le grandi navi da crociera che spesso nel periodo estivo sono costrette ad attraccare alle banchine merci , da anni è prevista la ristrutturazione del molo San Vincenzo che versa in un totale stato di abbandono nonostante sia ricco di storia e di reperti del passato. Attualmente è utilizzato in parte per l’ormeggio delle navi in disarmo, dalla Marina Militare e dalla Guardia di Finanza in un’altra nazione sarebbe sicuramente un’attrazione turistica e volano di sviluppo economico turistico-commerciale.

Nell’era in cui viviamo i  grandi porti moderni  sono il compendio di tutto ciò che è naviglio , sono spariti quasi del tutto i porti utilizzati per specifiche attività ( porto militare, porto commerciale, porto peschereccio  e porto turistico), infatti basta guardare i paesi viciniori per scoprire porti che offrono spazi e servizi generali per tutte le categorie navali, la stessa Tunisia ci sta superando.

Realtà molto più piccole in Campania stanno sviluppando attività diportistiche offrendo spazi e servizi a prezzi accessibili a tutti, a Napoli il diporto nautico è considerato un lusso anche per chi può permettersi un barchetta di 6-7- metri, il costo di un posto barca alla boa per il periodo estivo può arrivare tranquillamente a 3.500,00 -4.000,00 Euro il che lascia molto da pensare.

Se solo si volesse il  molo Beverello dove attraccano solo i mezzi veloci in servizio di linea nel golfo e che d’inverno sono pochi per tutto quello spazio, potrebbe essere utilizzato proprio per il diporto come avviene già in altri porti dell’Italia e del mondo (vedi Genova e Barcellona). Personalmente credo che la gestione delle attività portuali nelle mani dei privati per essere realmente volano di sviluppo debba essere sottoposta ad un attento controllo da parte delle autorità marittime.

 

Enrico Veneruso