“Mezzogiorno” che viene dal mare: dimensione culturale?

Gli ultimi dati Istat confermano ancora una volta che il Mezzogiorno si presenta come una delle emergenze nazionali ed europee, sia sotto il versante economico ed occupazionale che, ancor di più, dal punto di vista della progettualità strategica; ci dicono che no esiste un progetto “mezzogiorno” e non è una dimensione culturale. Di mezzogiorno d’Italia, in questa “anomala” campagna elettorale se ne parla poco, (vuoi per l’alto numero delle liste, delle coalizioni, e di candidati al “posto”); chi ne parla lo dice  quasi con una certa vergogna, per non cadere in quella “cassa del mezzogiorno” di memoria democristiana.

Ma se la Lega parla di una macroregione lombarda da costruire, al contrario una macroregione del mezzogiorno è gia costruita da molti secoli, sia geograficamente, economicamente e culturalmente. Ed allora, se effettivamente desideriamo una “crescita” dell’occupazione e dell’economia per stare degnamente in Europa, dobbiamo saper declinare proprio la dimensione culturale del “Mezzogiorno”. Basta con itinerari filosofici “meridiani” e “paralleli”; occorre più coraggio, più intrapresa e puntare molto sul “Mezzogiorno”.

Possiamo immaginare un progetto di sviluppo del Mezzogiorno declinato sui sistemi logistici (vuoi piattaforme, integrazione dell’intermodalità, reti di mobilità) come una opportunità, per l’Italia e per l’Europa, per rilanciare l’economia e l’occupazione , senza tralasciare il comparto turistico sia della produzione che del commercio. In tante occasioni le regioni del mezzogiorno hanno dimostrato la propria dimensione culturale che continuamente si traduce in una capacità ad “accogliere”; capacità che si traduce in un turismo di filiera costiero, di mare e di città, risorse ambientali e diversificate, disponibilità di aree per investire, servizi al terziario, produzioni locali nell’agricoltura e nel manifatturiero, con la presenza di distretti produttivi.

Inoltre una riflessione che i nostri politici non riescono a fare, perché impegnati, forzatamente da tutti gli schieramenti, a parlare continuamente di tasse, imu, giustizia, riduzione della spesa pubblica, senza vedere il grande flusso di merci che attraversa tutte le regioni del mezzogiorno; ci stiamo riferendo alla grande piattaforma logistica meridionale con i tre grandi porti transoceanici nazionali (Cagliari, Taranto e Gioia Tauro) tutti dislocati al Sud d’Italia e dell’Europa. Basterebbe programmare e realizzare sistemi per poter captare questi flussi e cercare di vettoriarli in entrata ed in uscita delle proprie filiere produttive.

Un “mezzogiorno” che viene dal mare; un progetto sostenibile ad elevato valore aggiunto, in grado di garantire una integrazione infrastrutturale vera della rete di mobilità di merci e persone  con i corridoi europei; in questo senso è giusto parlare di “mare e territorio” come funzione prioritaria per la crescita dell’intero sud-mediterraneo; occorre, in una new vision, valorizzare proprio la posizione centrale delle regioni del Sud nel Mediterraneo e la rendita di posizione rispetto agli assi del mercato globale. Tutto questo potrà essere orizzonte di crescita per l’Italia tutta se saremo in grado di ripartire proprio da ciò che è presente nel nostro Mezzogiorno come assi portanti di una logistica integrata per lo sviluppo dei mercati: le autostrade del mare e traffico di transhipment.

 

Abele Carruezzo