UE e la “rottamazione illegale”

Il problema della demolizione delle navi, per l’Europa sta diventando complesso: normative internazionali sull’uso dei propulsori navali e di contenimento dell’emissioni di gas di scarico in atmosfera, l’innovazione nel naval design e delle costruzioni navali, stanno portando il naviglio ad essere obsoleto in un tempo relativamente breve rispetto ad ieri; senza contare le navi che hanno subito dei sinistri gravi (incendi, collisioni ed incagli) da compromettere sia la galleggiabilità che la navigabilità, riducendosi ad un ammasso di ferraglia contaminata di sostanze altamente inquinanti.

A sollevare questa questione è stato l’eurodeputato svedese Carl Schlyter  impegnato per una campagna contro la “rottamazione illegale” della maggior parte di navi di armatori europei. Lo avevamo scritto, che le vecchie navi finivano incagliate sulle lunghe spiagge delle coste dell’Africa e dell’Asia per essere rottamate; in questo “cimitero navale”, le navi, battenti bandiere di comodo, giungevano seguendo delle rotte su itinerari “illegali” ed in prossimità di questi siti disperdevano in mare le rimanenze di sostanze altamente inquinanti come mercurio, PCB (policlorobifenile)  ed amianto.

Solo nel 2012 si sono avute 365 navi contaminate spiaggiate sulle coste dell’Asia meridionale da parte di armatori europei per essere demolite e rottamate; sulle spiagge in Bangladesh, Cina, India e Pakistan, lo scorso anno, vi è stato un  incremento del 75% sul 2011: la Grecia ha inviato 174 navi, la Germania 39, la Norvegia 37 e Gran Bretagna 32, con il resto di 14 altri paesi, compresa la Svizzera con 23 navi.

Armatori, senza scrupoli, afferma l’eurodeputato Schlyter, perché per poter trarre profitti dalle demolizioni non smaltiscono i rifiuti in discariche europee specializzate. E pensare che proprio la Commissione europea propose di consentire al settore dei trasporti marittimi di ignorare la Convenzione di Basilea, (convenzione che vieta qualsiasi movimento transfrontaliero di rifiuti pericolosi tra i paesi OCSE e non-OCSE), proposta che risultò scandalosa ed illegale – da quanto è trapelato nei giorni scorsi dall’Ufficio legale europeo del Consiglio-. Infatti, non si comprende perché una grande compagnia petrolifera potrebbe legalmente scaricare le proprie vecchie navi piene di amianto in Asia, quando è risaputo che è un atto criminale per chiunque esportare pure un solo barile dello stesso amianto.

Per questo l’UE dovrebbe adottare meccanismi che impediscano agli armatori europei di esportare e demolire navi tossiche nei Paesi in via di sviluppo, dice l’eurodeputato Schlyter; mentre dovrebbe imporre il riciclaggio secondo le norme di sicurezza e salvaguardia delle vite umane e dell’ambiente, visto che l’OIL (Organization International Labour) ha descritto il lavoro di demolizione delle navi sulle spiagge come tra i lavori più pericolosi al mondo; inoltre, la maggior parte dei lavoratori sono migranti provenienti da aree rurali povere e molti sono sotto i 15 anni. Ora si va verso un nuovo regolamento sull’eco-riciclo delle navi. Intanto, il provvedimento, che avrà la firma di Schlyter dovrà fare in modo di rendere “vantaggioso” il riciclo come egli afferma: “La mia sfida è quella di trovare una misura che dia un profitto agli armatori che scelgono una struttura adeguata di recupero e non creare invece un altro incentivo per il cambio di bandiera”.

Tra le varie articolazioni della proposta vi sarebbe in primo luogo la creazione un fondo per le strutture di riciclo alimentato da una “eco-tassa portuale” che scatta ogni volta che una nave, anche extra Ue, attracca negli scali europei. Dopo la rottamazione avvenuta presso strutture autorizzate, si potrà ottenere il rimborso della stessa eco-tassa; si propone anche il sistema dell’inventario, secondo cui le navi che approdano nei porti dell’Ue avranno l’obbligo di stilare un elenco dei materiali pericolosi e tossici trasportati. La prima votazione di detta proposta potrebbe cadere già in marzo prossimo.

 

Abele Carruezzo