BIMCO: mediocri comunicazioni e scarsa formazione causano collisioni

Nonostante tutti i progressi raggiunti dalla tecnologia navale e l’alta certificazione sulla formazione degli equipaggi, le collisioni in mare continuano a verificarsi a causa di problemi di comunicazione. Le ultime relazioni tecnico-nautiche sulle indagini degli ultimi due anni, pubblicate dalla BIMCO, evidenziano delle carenze sia nell’addestramento pratico da parte del personale imbarcato a gestire i nuovi strumenti della comunicazione e sia in materia di formazione sulla sicurezza del team-bridge coinvolto nei casi di collisione descritti in relazione.

Le carenze riguardano una dipendenza pericolosa da VHF nelle manovre di previsione delle collisioni; una dipendenza simile, ma molto rischiosa, sull’affidarsi ciecamente al  sistema di identificazione automatica (AIS) su schermate radar; inoltre, e più pericolosa, la scarsa comunicazione tra le due navi, governate da ufficiali con etnie, lingue e culture diverse. Nell’incidente descritto dalla relazione tra due portacontainer tedesche, in transito in una fairway cinese densa di pescherecci, la causa principale della collisione sono stati i malintesi su entrambi i ponti delle due navi impegnate ad evitare gli attraversamenti continui dei pescherecci.

Il coinvolgimento del sistema Vessel Traffic Services (VTS) locale piuttosto che aiutare le navi a scapolarsi in sicurezza, dopo che una nave aveva cambiato rotta per evitare i pescherecci, hanno creato solo maggiori incertezze. Anche in un altro caso, di una collisione tra una porta container, di bandiera UK, e una bulker-carrier, panamense, nel Mar Cinese Meridionale, sono stati coinvolti dei pescherecci; ma questa volta la colpa è stata dell’ufficiale di guardia, (OOW) filippina, a bordo del container; questi ha inveito pesantemente sul giovanissimo ufficiale cinese del peschereccio, informandolo al VHF di un passaggio in sicurezza, accordato con l’altro ufficiale del bulker, in un “mandarino” troppo approssimativo.

In tema di comunicazioni, la relazione tecnica d’indagine, termina che piuttosto che esaltare quello che si dice al VHF, occorrerebbe evidenziare i passaggi delle decisioni, tra una previsione e una situazione di pericolo, se sono adeguate e conformi alle regole internazionali per evitare gli abbordi in mare. Per la relazione BIMCO, le barriere linguistiche e l’eccessivo affidamento sulla comunicazione radio, ordini poco chiari e incertezza quando chiamare il Comandante sul ponte sono i pericoli maggiori che si corrono in navigazione.

Inoltre, si rileva che è un luogo comune nella vita che le persone spesso sentono solo quello che vogliono sentire; molti ufficiali incontrano ostacoli nei loro tentativi di comunicare dal dover parlare in una seconda lingua (inglese). Non si trascuri anche quello che accade nelle relazioni umane: cioè il “potere-distanza” che si genera tra un ufficiale, di esperienza, che governa una grande nave e l’omologo, giovanissimo, imbarcato su di un peschereccio; oltre al “potere” generato dall’appartenenza a nazioni di diversa etnia, lingua e cultura.

Il termine “potere-distanza” è ormai comune nelle relazioni d’indagine sugli incidenti e viene trattato in molti corsi di formazione per ufficiali. In molti casi, è stata adottata l’idea di un indice di potere a distanza o PDI come un numero/“grado-paese”, un “grado-popolo” subordinati a quelli percepiti come autorità superiori: la media del PDI del mondo è 55, mentre la Cina sta a 80,  a fronte dei punteggi inferiori alla media dei paesi “occidentali”. Sentirsi “cinesi” oggi, contrariamente a quanto affermato da Einstein (di razza umana), significa sentirsi superiori.

 

Abele Carruezzo