Volvo Ocean Race: ancora brividi per Dongfeng

SANYA – La flotta, ad eccezione dell’equipaggio femminile di Team SCA, è scesa sotto la barriera delle 1.000 miglia all’arrivo e si è lasciata alla spalle il tratto più duro della terza tappa, con il passaggio dello stretto di Malacca e dell’affollatissima Singapore, entrando finalmente nel Mar Cinese Meridionale.

I franco/cinesi di Dongfeng conducono sempre le danze, sebbene vittime di un nuovo problema tecnico e sebbene alle loro spalle gli inseguitori si siano fatti sotto. Ancora meno di una settimana per l’arrivo a Sanya, ma come ci ha abituato a fare questa Volvo Ocean Race, nulla va dato per scontato perché la strada è irta di insidie.

Il peggio potrebbe sembrare ormai alle spalle, ora che tutte e le sei barche sono uscite dal canale di Malacca e dalla successiva zona di grande traffico di Singapore, eppure le meno di mille miglia che mancano al traguardo di Sanya, unica isola tropicale del territorio cinese, potrebbero riservare ancora delle sorprese, vista la non facile situazione meteo, gli ostacoli lungo la rotta, le zone di esclusione dalla navigazione, la competizione serrata e i sempre possibili guai tecnici. Come quello che si è vissuto a bordo di Dongfeng Race Team. L’equipaggio ha infatti informato che a bordo si è verificata la rottura del punto d’attacco della scotta del J1, vela utilizzata per l’andatura di bolina, proprio quella in cui sono impegnati ora i team.

Senza scotta, la grande vela con una superficie di ben 132 metri quadrati, è risalita lungo lo strallo di prua e ha costretto i velisti a una riparazione immediata. I due francesi Kevin Escoffier, vero “aggiustatutto” del team e Eric Péron in poco più di trenta minuti sono riusciti a trovare una soluzione temporanea, con uno stroppo di rispetto che ha permesso di issare di nuovo la vela. Escoffier sta lavorando per trovare una soluzione più a lungo termine, grazie anche alle indicazioni fornite via email dai responsabili delle vele del Boatyard, il centro di assistenza unificato della regata.

Lo skipper Charles Caudrelier ha detto: “Quello che è successo a bordo è stata un messaggio, ammesso che ne avessimo bisogno, di conferma per noi e per coloro che ci seguono da terra, che abbiamo ancora una strada lunga e difficile, prima di finire questa tappa. Ovviamente siamo felici di avere un buon vantaggio, ma siamo consci del fatto che potrebbe svanire in fretta per un problema meccanico come questo o per molti altri.” In effetti Dongfeng Race Team è sempre nella posizione di battistrada, malgrado i cinque inseguitori stiano dando il massimo per recuperare terreno e togliere ai franco/cinesi quella che sarebbe una vittoria storica da parte di un team con bandiera cinese in terra cinese, e anche perché Dongfeng si porterebbe saldamente in testa anche della classifica generale.

Al rilevamento del primo pomeriggio, il gruppo degli inseguitori di trovava a poco più di 40 miglia, con Abu Dhabi Ocean Racing a guidare la rincorsa, Team Alvimedica e Team Brunel appaiati in terza piazza a meno di 45 miglia e gli spagnoli di MAPFE in quinta a meno di 46 miglia, un’inezia dopo tanta strada fatta. L’equipaggio femminile di Team SCA, purtroppo, è rimasto a lungo intrappolato in una zona di vento leggero e ora accusa un ritardo superiore alle 114 miglia, pur facendo registrare una velocità molto simile, se non superiore agli avversari.

Nell’ultimo tratto verso Sanya, i sei team devono lasciare l’isola di Ritan a sinistra, mentre possono passare liberamente fra le numerose isole e isolette del Mar Cinese Meridionale, ed evitare anche due piccole aree di esclusione dalla navigazione stabilite per evitare una zona di estrazione petrolifera più avanti, al largo della costa vietnamita. E, ancora, è sempre presente il rischio di rimanere vittime di oggetti galleggianti o reti da pesca, come successo ieri a MAPFRE e raccontato dall’Onboard reporter Francisco Vignale: “Ieri siamo rimasti vittime degli ostacoli e siamo finiti in coda alla flotta…Nell’ultimo tratto di Malacca c’era un numero incredibile di barche da pesca, se ne potevano vedere due ogni 500 metri, e ognuna aveva steso reti lunghe fino a due chilometri.

Le boe sono praticamente impossibili da vedere, perchè sono bianche, a un’estremità c’è una piccola bandierina e dall’altra il peschereccio. Si cerca di non entrarci, anche perché per questi pescatori rappresentano la vita e noi non potremmo far altro che tagliarle. Eravamo in seconda posizione, poco distanti da Abu Dhabi e Alvimedica e siamo stati i primi a trovare le reti, abbiamo cercato di evitarle e di avvisare gli altri del pericolo. Abbiamo dovuto fare tante manovre e quindi Abu Dhabi, Alvimedica e Brunel ci hanno passato. E’ stato frustrante…. Ma come dice il nostro navigatore Jean-Luc Nélias: “Abbiamo ancora sei giorni duri, quindi è importante navigare bene, tenere la posizione e recuperare miglia.”

Tutte e sei le barche sono ora entrate in un buon vento di monsone che soffia senza l’ostacolo di alture che ne possano bloccare il flusso, e che dovrebbe mantenersi per i prossimi giorni, e navigano di bolina con velocità prossime o superiori ai dieci nodi. Quanto alla strategia, Dongfeng è naturalmente chiamato a coprire gli avversari che, in caso di uno “split” potrebbero costituire un problema dovendo i leader prendere un lato o l’altro del grande campo di regata. Secondo i software di navigazione, infatti, sono diverse le possibilità per i team e si potrebbe anche assistere a qualche mossa a sorpresa.