Porti: le assemblee sindacali non bastano

ROMA – Si è conclusa ieri la giornata nazionale d’informazione e di assemblee nei porti italiani organizzata dalla Filt Cgil nazionale. Di argomenti da trattare e da porre all’attenzione dei lavoratori portuali ve ne erano molti, ma tutti legati all’evoluzione normativa del settore portuale e logistico che il Ministro Delrio sta portando avanti. L’obiettivo della Filt Cgil, come di altre sigle sindacali,  è sempre quello legato allo sviluppo possibile di un territorio portuale ed alla tutela del lavoro.

Tutto inizia con l’avvio della conversione in legge del cosiddetto “Sblocca Italia” e della istituzione al Ministero dei Trasporti del Comitato Scientifico Porti e Logistica, alle cui “poltrone” già si affannano vari consulenti, politici “trombati” e  i c.d. nuovi profeti ed esperti, per occuparle.

Al Sindacato, non interpellato dal Ministro, spetta ora il richiamo dei lavoratori portuali, tutti, a sostenere la difesa del lavoro, senza affondare nel mare amministrativo e burocratico agitato dalle varie lobby che governano i porti italiani. Assemblee si sono tenute a Venezia, Ancona, Ravenna, Genova, Savona, Livorno con Marina di Carrara, La Spezia, Napoli, Cagliari, Gioia Tauro, a dimostrazione della sensibilità degli operatori e lavoratori portuali, che per la “portualità italiana” è necessaria una riforma organica delle attuali norme e non un insieme frastagliato di regole burocratiche che rendono precario e frammentario il settore, favorendo una concorrenza spietata tra operatori ed imprese del lavoro portuale.

Altre realtà portuali della nostra penisola si sono distratte o pensano ad altro? Oppure hanno tanto lavoro e tanti navi ormeggiate alle banchine dei loro porti da non prestare attenzione ai cambiamenti in atto?

Abele Carruezzo