UE: piccoli passi per il riciclaggio delle navi

BRUXELLES – La Commissione UE con il Parlamento si vanno convincendo che per risolvere il problema del riciclaggio delle navi gli armatori vanno incentivati. Nell’attesa di recepire a livello mondiale la convenzione di Hong Kong sul riciclaggio, l’UE si è impegnata con dei consulenti del settore a condurre uno studio per trovare uno strumento finanziario che possa incentivare gli armatori a riciclare le loro navi in modo ecologico.

Già il Governo italiano, tramite la Direzione Generale per il trasporto marittimo, nell’esaminare il Regolamento UE n.1257/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al riciclaggio delle navi, aveva evidenziato la necessità di un chiaro riferimento sia alla demolizione, come pratica propedeutica al riciclaggio, sia alla necessità di individuare nei cantieri le strutture indispensabili; cioè l’impegno italiano era ed è per una corretta pratica di demolizione e riciclaggio delle navi, per evitare che il Regolamento rimanesse solo una pratica amministrativa.

Dallo studio UE sono emerse diverse opzioni le cui proposte vanno esaminate tramite garanzie legali, depositi di garanzia, assicurazioni, imposte portuali, licenze ed altro. Le varie proposte UE sono state esaminate dai membri del Forum politico dell’International Union of Marine Insurance (IUMI) in tre riunioni dedicate. L’idea originale per gli assicuratori è quella di creare un fondo legato alla vita della nave e per l’intera vita della nave, utile per il riciclo di “fine vita” in un cantiere UE certificato. Anche se l’idea può sembrare semplice, nel forum sono stati sollevati una serie di problemi concettuali e giuridici soprattutto a livello assicurativo.

I consulenti, per poter realizzare il fondo riciclo, sono propensi per un sistema di pagamenti e di prelievi portuali (simili a delle tasse) per la licenza di qualsiasi nave oltre i 500 GT, utilizzando un porto europeo. La complessità, struttura amministrativa e dei relativi costi del nuovo regime restano notevoli e diversi Stati di bandiera hanno espresso riserve su tale proposta.

Alcuni armatori hanno osservato che il sistema potrebbe far diminuire l’attrazione a scalare i porti dell’UE e sono soprattutto preoccupati per la mancanza di cantieri approvati e certificati per dette operazioni di “fine vita” delle navi. Il Forum politico IUMI ha suggerito che una strategia alternativa potrebbe essere per l’UE di promuovere l’attuazione della convenzione di Hong Kong, incoraggiare l’uso di materiali ecologici nella costruzione della nave, e sostenere meglio gli impianti di riciclaggio.

 

Abele Carruezzo