Farnesina: “Seguire convenzioni Onu sui diritti del mare”

ROMA – La nuova delimitazione dei confini marittimi tra Italia e Francia non è questione meramente bagatellare: non si tratta, semplicemente, di pescherecci che vengono sequestrati né di smargiassate delle autorità costiere al largo delle acque internazionali.

Le copiose interrogazioni parlamentari di queste settimane hanno avuto il merito di aver rischiarato l’opinione pubblica circa l’esistenza del Trattato di Caen che ridelinea i confini tra Italia e Francia al largo delle coste di Liguria e Sardegna. L’intervento della Farnesina di queste ultime ora prova a gettare acqua sul fuoco: nel mentre, le opposizioni parlamentari tuonano al rischio che “il governo nostrano svenda il mare ai cugini d’oltralpe”. Perché il nuovo accordo – dicono le opposizioni – potrebbe portare alla perdita di specchi d’acqua particolarmente ricchi per la pesca di gamberoni e pesce spada, senza tener conto dell’esistenza, lungo la linea di confine, di eventuali giacimenti di risorse del fondo marino o del sottosuolo.
“L’accordo di Caen –  si legge nella nota diramata a mezzo stampa dalla Farnesina –  segue le convenzione dell’Onu sui diritti del mare del 1982: è stato firmato il 21 marzo 2015, dopo un lungo negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012, per far fronte a un’obiettiva esigenza di regolamentazione anche alla luce delle sopravvenute norme della Convezione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (Unclos).

Al negoziato sulla base delle rispettive competenze hanno partecipato anche tutti i Ministeri tecnici – inclusi quelli che hanno responsabilità in materia di pesca, trasporti ed energia – che hanno avuto modo di formulare le proprie autonome valutazioni. Considerata la sua natura, l’Accordo di Caen è sottoposto a ratifica parlamentare e, pertanto, non è ancora in vigore. Per quanto riguarda, in particolare, i contenuti dell’Accordo, il tracciato di delimitazione delle acque territoriali e delle restanti zone marittime – scrive ancora il Ministero degli Esteri – riflette i criteri stabiliti dall’Unclos, primo fra tutti il principio della linea mediana di equidistanza.

Nel corso dei negoziati che hanno portato alla firma dell’Accordo, la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l’arcipelago toscano, già fissata dall’Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977. Inoltre, per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l’accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta.

Anche per quanto riguarda il confine del mare territoriale tra Italia e Francia nel Mar Ligure, in assenza di un precedente accordo di delimitazione, l’Accordo di Caen segue il principio dell’equidistanza come previsto dall’Unclos. Come ovvio nel corso della procedura di ratifica, tutte le osservazioni e le proposte del Parlamento e delle Amministrazioni interessate, relative all’accordo potranno essere opportunamente valutate”.

 

Stefano Carbonara