Genova industrie navali: “Risposte certe sui bacini o andremo a Marsiglia e Piombino”

GENOVA – “Vogliamo risposte concrete dalle istituzioni entro fine anno per fare le nostre scelte. Se non ci saranno precisi impegni sulla privatizzazione dei bacini di carenaggio e sul Blue Print (il nuovo waterfront disegnato da Renzo Piano che prevede più spazi per i cantieri navali), ci adatteremo e delocalizzeremo gran parte della nostra produzione da Genova, continuando a fare qui solo quello che ci consentono gli spazi esigui a terra e i piccoli bacini”.

E’ l’ultimatum di Marco Bisagno e Ferdinando Garrè, presidente e Ad di Gin, ‘Genova industrie navali’, holding nata con l’unione dei cantieri genovesi Mariotti e San Giorgio del porto, specializzata in costruzioni, riparazioni e demolizioni navali che dal 2010 ha anche il cantiere di Marsiglia con il più grande bacino del Mediterraneo e sta lanciando a Piombino, con la Fratelli Neri, il polo nazionale per le demolizioni. Il valore della produzione di Gin e delle controllate è di circa 200 milioni di euro. I dipendenti diretti tra Genova e Marsiglia sono oltre 500 tra Genova e Marsiglia. Gli investimenti sono 13 milioni di euro su Piombino e 5 su Marsiglia.

Pochi mesi, poi le scelte. Se Autorità portuale, Comune e Regione non daranno certezze per le infrastrutture, Gin sposterà gran parte dell’attività su Marsiglia e Piombino, dove gli spazi sono enormi e le risposte arrivano in tempi brevi. “Non possiamo aspettare ancora. Non vuol dire che andremmo via da Genova, qui potremmo pensare a un mercato più piccolo, alla nautica e i grandi yacht che possono entrare nei bacini di carenaggio”, dice Garrè. “Il più grande dei bacini di Genova è come il più piccolo di Marsiglia, 267 metri per 40. Mentre il più grande di Marsiglia, che sarà consegnato a settembre, è 465 per 85.

Questo è il primo anno in cui nel porto di Genova non entra in bacino per lavori una nave da crociera, a parte la piccola Seabourn, perché le navi di nuova generazione sono troppo grandi”, ricorda Marco Bisagno a proposito dei problemi da risolvere per consentire lo sviluppo dei cantieri navali a Genova. Dell’ampliamento di uno dei cinque bacini di carenaggio per poter effettuare lavori sulle navi più grandi si parla da anni, ma finora i lavori non sono partiti. E poi c’è la questione degli spazi a terra, a loro volta insufficienti.

Basti pensare che nel capoluogo le aree a disposizione ammontano a 53 mila metri quadrati, a Marsiglia sono 100 mila e a Piombino 120 mila, cioè il doppio. “Genova industrie navali sta investendo su tutte le attività della cantieristica, dalla costruzione alla riparazione e demolizione di navi, in un’ottica di diversificazione e sviluppo. Vogliamo continuare a puntare su Genova, ma abbiamo bisogno di risposte concrete su tematiche fondamentali. Lo sviluppo e il successo futuro della cantieristica passano attraverso le infrastrutture: non c’è cantieristica se non ci sono infrastrutture adeguate. Ad oggi sono stati presentati numerosi progetti ma continuano a restare sulla carta”, dicono Bisagno e Garrè.

Se non cambierà qualcosa entro l’anno quindi le scelte del gruppo si faranno spostando le costruzioni navali a Piombino o Marsiglia mentre i due cantieri genovesi potrebbero puntare sulla nautica da diporto. “Cercheremo di mantenere l’occupazione (oggi a Genova ci sono circa 400 dipendenti fissi, ndr) – dice Garrè – ma non la svilupperemo”.