Il governo di Atene segnalato alla Corte di Giustizia per il “caso Hellenic Shipyard”

ATENE – Stamane la Commissione Europea ha dichiarato di aver segnalato alla Corte di Giustizia europea il Governo greco per non aver provveduto al recupero degli aiuti di stato concessi ai cantieri “Hellenic Shipyard”, chiedendo contestualmente l’irrogazione di una multa fissa pari a 6.6 milioni di euro.

“Dopo più di sette anni dalla sua emissione – si legge nel comunicato stampa diramato stamane – il Governo greco non ha ancora adempiuto alla decisione della Commissione Europea del giugno 2008 relativa al recupero di oltre 250 milioni di euro di aiuti di stato”. La Corte di Giustizia europea è chiamata altresì a valutare, oltre alla multa fissa già determinata, l’irrogazione di una sanzione giornaliera pari a 35mila euro a copertura dell’intero periodo trasgressivo.

Un tempo di proprietà della Banca statale greca di sviluppo industriale, i cantieri “Hellenic Shipyard” sono finiti in mani teutoniche a conclusione del processo di privatizzazione conclusosi nel 2002.  A partire dal 2010 sono controllati per il 75% dall’holding emiratina ADM e si dedicano prevalentemente alla produzione di naviglio militare.

Ed è dalla commistione tra attività civili e militare che nasce l’alterco tra Bruxelles ed Atene. Sin dagli anni novanta infatti, facendo peraltro leva sull’allora Direttiva n. 684/90, Atene aveva concesso sussidi economici alla cantieristica navale nazionale. La mutazione genetica della normativa sugli aiuti di stato ha reso illegittime tali sovvenzioni a partire dal 2006 sicchè il Governo greco si è ritrovato sul groppone oltre 310 milioni di euro da restituire.

Sebbene il Governo greco avesse immediatamente adito il Tribunale dell’Unione Europea, eccependo, nello specifico, come le produzioni e attività civili fossero propedeutiche a quelle militari, la Corte di Giustizia aveva successivamente disposto che “l’attuale TFUE consente agli Stati membri di adottare le misure necessarie alla tutela degli interessi essenziali della propria sicurezza e che si riferiscano alla produzione o al commercio di armi, munizioni e materiale bellico. Il riconoscimento di tale tutela, peraltro, non deve alterare la concorrenza per quanto riguarda i prodotti che non siano destinati a fini specificamente militari.

Il Trattato stabilisce una distinzione rigorosa tra la produzione o il commercio del materiale bellico e qualunque altra attività economica, e ciò anche allorché una stessa impresa svolga attività in entrambi i settori, militare e civile”. L’allora decisione della Commissione Europea fu orientata, prevalentemente, dalle doverose valutazioni fattuali effettuate dallo stesso Tribunale dell’Unione Europea che evidenziarono come l’attività di Hellenic Shipyard fosse per il 75% dedita alla produzione militare e per il restante 25% a quella civile.

 

Stefano Carbonara