COLORI PROFONDI DEL MEDITERRANEO

CAGLIARI – Alla scoperta di ambienti e specie che vivono nelle “viscere” del Mediterraneo, tra i 50 e i 400 metri di profondità: questo il tema affascinante e sorprendente della mostra fotografica “Colori profondi del Mediterraneo” organizzata da ISPRA e gentilmente ospitata dall’Autorità portuale a Cagliari dal 14 al 16 ottobre. La Mostra verrà inaugurata venerdì 14 ottobre alle 17:00 al Terminal sul Molo Ichnusa (locandina in allegato).

Le foto, provenienti dagli archivi di ISPRA, l’istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, mostrano una selezione di 33 immagini scattate nelle profondità del Mare Nostrum che sono state esplorate per la prima volta nel dettaglio: un patrimonio scientifico e culturale di immenso valore messo a disposizione della collettività. Colori sgargianti, forme variegate, dimensioni disparate, animali che non sembrano tali, creano un vivace susseguirsi di strutture inusuali in grado di modellare un paesaggio inaspettato. Le foto, che sono state anche raccolte in un libro fotografico edito da ISPRA, sono una selezione rappresentativa dei 900 i punti di immersione e delle 50 campagne oceanografiche portate avanti, dal 2007 in poi, dai ricercatori dell’Istituto.Lo studio è stato consentito grazie all’utilizzo di strumentazione d’avanguardia, in particolare di un ROV (Remotely Operated Vehicle), piccolo robot pilotato dalla nave d’appoggio e che naviga in prossimità del fondo, acquisendo filmati, foto dell’ambiente circostante e raccogliendo piccoli campioni degli organismi marini presenti.

Negli scatti che raccontano i colori profondi il mare più presente è quello della Sardegna esplorata in vari progetti di ricerca, congiuntamente con l’Università di Cagliari.La grande mole di dati raccolti ha stravolto in pochi anni le conoscenze sulle comunità profonde mediterranee, con l’acquisizione di nuove importanti informazioni sul nostro mare, aprendo le strade per nuove linee di ricerca. La mostra ha ora l’intento di comunicare i risultati di questo lavoro al pubblico, coniugando il rigore scientifico con un linguaggio divulgativo.

Prima di queste immersioni si ipotizzava che scendendo più a fondo gli ambienti divenissero poveri e bui. Invece si sono scoperti veri e propri hotspot di biodiversità, caratterizzati dalle cosiddette “Foreste animali”. Creature sessili ed erette, che si elevano dal substrato, creando con le loro forme massive e arborescenti nuovi spazi, anfratti e nicchie, che richiamano ed ospitano altri organismi.

Le spugne ed i coralli sono “gli attori principali” di questi ecosistemi profondi. Fungono da sostegno e attirano a sé una ricchissima fauna associata, fatta di pesci, molluschi, crostacei, echinodermi. Ogni organismo trae giovamento dall’altro, in un continuo scambio di energia. Lo spettacolo è affascinante e sorprendente, simile a quello cui si assiste con le foreste terrestri, per struttura, ricchezza e complessità: esplosioni di colori e forme, già fantasticate da antichi naturalisti e pescatori.

Nel nostro Mediterraneo si possono trovare dalle gorgonie bianche e gialle al corallo rosso, fino ai millenari coralli neri. Ci sono pesci come scorfano, rana pescatrice, murena, ricciola, pesce luna, cernia gigante, gattuccio e squalo vacca, nonché crostacei come l’aragosta di profondità e molteplici tipologie di spugne, come quelle a camino e a calice.

Una selezione di immagini racconta anche i segni del passaggio dell’uomo: dalle reti abbandonate che arrivano a spezzare i rami dei coralli, ai copertoni e ai bidoni che diventano talvolta rifugio per crostacei e pesci, fino alle buste di plastica e le bottiglie, il cui impatto è tale da trovarle anche in canyon a 450 metri di profondità.Questi studi hanno indagato anche i fondali di Sicilia e Calabria, Liguria, Toscana, Campania e Lazio, a testimonianza di una straordinaria ricchezza che coinvolge tutti i mari italiani.