Lo sviluppo strategico del porto di Taranto per l’economia della Puglia e dell’Italia

TARANTO – Un particolare studio economico-marittimo sul porto di Taranto, elaborato dal Centro Studi e Ricerche per il Mediterraneo (SRM), è stato presentato ieri nel salone del Castello Aragonese. Manufatto artistico e logistico che sta significando, quasi romanticamente, l’abbraccio che Taranto vuole dare al futuro sviluppo territoriale della Puglia e dell’Italia.

“Un evento mirato alla presentazione – ha dichiarato il Presidente dell’AdSP, Sergio Prete – di un documento dal quale ri-partire per il rilancio del porto di Taranto”. Dal suo intervento/saluto si nota un piano e un insieme di strumenti tecnico-amministrativi messi in campo, con l’ausilio del Governo Renzi prima e Gentiloni poi, che porteranno a una progettualità piena per uno sviluppo della Puglia, dell’Italia e soprattutto dell’Europa. UE che, con i suoi corridoi trasportistici, osserva questa trasformazione funzionale del porto ionico da industriale a porto gateway per il Mediterraneo e non solo.

Nell’illustrare lo studio, Massimo De Andreis, direttore di SRM, si è soffermato prima su un’analisi attenta ai trend macroeconomici del settore dello shipping, per poi esporre dati e valori economici dei flussi trasportistici in atto nel Mediterraneo. In più ha rilevato le quattro variabili che stanno investendo lo shipping internazionale e soprattutto quello mediterraneo.

Due sul fronte dei vettori navali: gigantismo navale e le alleanze fra compagnie di navigazione, pur garantendo più economie di scala in tutti sensi, stanno mettendo in crisi vari porti poiché richiedono più infrastrutture e più servizi portuali a iniziare dai fondali. Bene sta facendo Taranto con il piano dragaggi e la ristrutturazione del Molo polisettoriale. Le altre due variabili che il settore dei trasporti marittimi dovrà affrontare sono il raddoppio del Canale di Suez (10% dei traffici mondiali lo attraversa) e l’allargamento del canale di Panama. Infrastrutture che hanno permesso di velocizzare i traffici est bound/mediterranei il primo e pacifico/atlantici il secondo. Poi è stata la volta di Alessandro Panaro, responsabile della Mediterranean Maritime Economy in seno a SRM.

Panaro ha illustrato le nuove potenzialità che il porto di Taranto è chiamato a sviluppare. Ha fatto riferimento ai progetti di “ Free zone” e di “Fresh-Port”, oltre al distripark in prossimità del Molo polisettoriale. Nel ricordare la centralità della Puglia nei traffici del Mezzogiorno d’Italia e quelli marittimi da/per il Mediterraneo (un quarto del manifatturiero dell’Italia meridionale è pugliese), Panaro, ha rilevato, la necessità di lavori per rendere competitivo e fruibile il porto di Taranto: la bonifica e la messa in sicurezza delle aree portuali e della retroportualità, il completamento della diga foranea, dragaggi (a meno 16,5 metri) e dei fondali del Molo polisettoriale.

In chiusura, Panaro ha dichiarato che Taranto deve passare “da una logica di transhipment a quella di un port gateway”. Per il Governo Gentiloni, il Ministro per la Coesione Sociale e per il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, ha ringraziato la SRM per il contributo di ricerca sul porto di Taranto e ha sottolineato che “… il Sud e l’Italia intera hanno guardato, per decenni, verso nord come motore dell’economia. Ora è tempo che l’Italia intera guardi a sud del Paese ed alle rotte verso il sud del Mediterraneo come nuova spinta per la crescita”.

Dopo i vari interventi, durante la tavola rotonda, di Strisciuglio, direttore commerciale di Rete RS, Sergio Curi, esperto di ricerca sulla logistica dell’Università Carlo Cattaneo, Marco Spinedi, presidente Interporto di Bologna, Andrea Caraffini di Warrant Group s.r.l., Alessio Muciaccia di GTS Logistic s.p.a., le conclusioni sono state affidate al Presidente di Confitarma, Emanuele Grimaldi. Dopo aver ringraziato la Marina Militare per l’impegno di uomini e di navi nel Mediterraneo per salvare naufraghi immigrati. Non di meno, bisogna riconoscere ai molti Comandanti di navi della nostra flotta mercantile, il rispetto della legge del mare nella salvaguardia dei tanti immigrati, fornendo la primissima accoglienza a bordo delle loro navi. Per tutto questo che in questo mare l’Italia intera sta facendo, ha detto Grimaldi, il nostro Paese meriterebbe più attenzione dall’UE e dal mondo intero.

“Anche se per molti degli intervenuti, Suez e Panama rappresentano delle opportunità, bisogna considerare le criticità che queste infrastrutture rappresentano proprio per le navi portacontainer di 4 e 5 mila teu; navi giovanissime che non possono competere con quelle ultime di 10/11 mila teu: hanno più stiva e offrono risparmi, mentre le prime sono già obsolete”. Passando ai porti, il Presidente di Confitarma, ha detto che l’Italia si è data una riforma importante, spostando la maggiore responsabilità in capo al Ministro e ai vari presidenti di AdSP. Si spera in un cambio di strategia: meno autorità e più portualità promuovendo gli scali portuali a motori di uno sviluppo per le varie città in chiave sistemica.

Grimaldi ha detto che Taranto non può prescindere dalle due multinazionali presenti sul territorio, come ILVA ed ENI; grazie alle nuove progettualità di tali presenze a salvaguardare ambiente e salute delle persone, Taranto può guardare con più speranza i prossimi orizzonti. Sicuramente senza prescindere anche dalla presenza di altri porti pugliesi come Bari e Brindisi, impegnati in sistema portuale più ampio e di grandi opportunità di autostrade del mare.

Infatti, come Gruppo Grimaldi, siamo riusciti a essere primi in Europa e non solo come nel cabotaggio insulare, per una continuità territoriale, e nel cabotaggio internazionale sia nel Mediterraneo e nel Mar Baltico. Oggi occorre vincere la sfida del cabotaggio nazionale. Una sfida del Mezzogiorno tra il Sud ed il Nord Italia, grazie alle autostrade del mare tirrenica e adriatica, permettendo una mobilità a basso costo, con un’efficienza energetica di bassi consumi e scarse emissioni in atmosfera.

Questo è il futuro: navi con un design di scafo a forte riduzioni di resistenze/attriti in mare, più disponibilità di stiva, bassi consumi energetici, specialmente in porto con attivazione di batterie ricaricabili in navigazione, costo basso di trasporto e doppia produttività con metà delle emissioni di CO2 rispetto alle navi più green in esercizio oggi. Per tutto questo, oggi, l’impegno di Confitarma è più espressivo nel mondo e soprattutto in Europa., ha concluso Emanuele Grimaldi.

 

Abele Carruezzo