Duci: “Riforma ok, ma eccesso di burocrazia irrisolto”

GENOVA – “L’eccesso di burocrazia è un fardello che non abbiamo risolto e continuiamo a portarci dietro. La riforma portuale che ha funzionato per molti aspetti questo tema non lo affronta e non lo ha risolto”. E’ questo il filo rosso dell’assemblea di Federagenti, la Federazione naionale degli agenti marittimi, riassunto nelle parole del presidente Gian Enzo Duci.

“I porti italiani sono ancora rallentati da un eccesso di vincoli burocratici che rendono la macchina amministrativa delle autorità di sistema portuali molto lenta”. Un nodo che potrebbe essere risolto almeno in parte dai 35 provvedimenti messi in piedi e che adesso devono essere trasformati in fatti, ha sottolineato all’assemblea il dirigente del gabinetto del ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio. “Il dato positivo, invece, è che la riforma ha messo in evidenza una rete portuale italiana coesa e questo ha rimesso l’Italia sulla mappa geografica dello scenario internazionale dei porti” aggiunge Duci.

L’assemblea ha acceso i riflettori non solo sullo stato dell’arte della riforma portuale, ma anche su alcune realtà ad alto rischio della portualità italiana: Gioia Tauro, Venezia e Taranto. “Serve una normativa ad hoc di status internazionale per il porto di Gioia Tauro altrimenti non riesce più a competere con gli altri scali di transhipment” è la proposta lanciata da Michele Mumoli, presidente degli agenti marittimi della Calabria. Oggi, fra l’altro le navi che scalano nel porto calabro sono oggetto di 1200 ispezioni al mese (oltre 15 mila all’anno) contro le 7 all’anno del Pireo.

Per quanto riguarda Venezia sia l’assessore del Comune Simone Venturini, sia il presidente degli Agenti Marittimi del Veneto, Alessandro Santi, che il presidente dell’Autorità di sistema portuale, Pino Musolino concordano sul fatto che non possa rinunciare al porto e vivere come una città museo. E sul fronte delle crociere la rinuncia di Venezia come scalo “provocherebbe la scomparsa delle navi passeggeri da tutto l’Adriatico” concordano le istituzioni.
Infine per Taranto, alle prese con una trasformazione epocale legata alla siderurgia, si punta sulle Zes, le Zone economiche speciali per attrarre investimenti.