IMO e inquinamento atmosferico

LONDRA – Si può affermare senza dubbi che l’inquinamento atmosferico da trasporto marittimo sarà la preoccupazione più impellente per l’Organizzazione Marittima Internazionale durante tutto il 2018. L’ambiente del nostro pianeta, Terra-Atmosfera, ha bisogno di sistemi di controllo delle emissioni di SOx da trasporto marittimo che siano riconosciuti da regolamenti internazionali e che la loro applicazione sia di facile installazione a bordo delle navi.

Si spera che una sfida del genere, lo shipping mondiale la possa affrontare prima dell’entrata in vigore della nuova convenzione sull’inquinamento atmosferico del 2020.  L’IMO sta per introdurre misure per ridurre l’impronta di zolfo da navi commerciali. Infatti, ai sensi dell’Allegato V I della Convenzione internazionale per la prevenzione dell’inquinamento causato da navi (MARPOL 1997, regolamento 14, emissioni di zolfo e particolato), le emissioni di zolfo saranno ridotte dal primo gennaio 2020 dall’attuale 3,5% massa/massa allo 0,5 per cento m/m.

L’anno scorso, l’IMO aveva adottato una risoluzione del 2008 che introduce una ridotta misura di zolfo sui combustibili per uso marittimo. Il limite di m/m 0,1 per cento in zone di controllo delle emissioni (ECAS), come la zona del Mar Baltico, il Mare del Nord, l’area del Nord America, introdotto dal primo gennaio 2015, rimane inalterato. Per il trasporto marittimo mondiale, questi due anni all’entrata in vigore della convenzione non saranno semplici e indolori dal punto di vista economico.

Gli armatori si potrebbero trovare con contratti assicurativi delle loro navi limitati nella copertura per la mancanza dei requisiti tecnici per il controllo delle emissioni di SOx. Gli armatori non devono presumere che un contratto assicurativo di una loro nave, senza sistemi tecnici per il controllo delle emissioni, anche se stipulato in questi anni, possa essere valido nel 2020. Non rispettare le convenzioni internazionali, gli armatori sanno che perderebbero la certificazione con lo Stato di bandiera, invalidando, di fatto, la copertura assicurativa della loro nave.

E allora, entro il primo gennaio 2020, gli armatori si troveranno di fronte ad una corsa sfrenata a prenotare scali e bacini di cantieri navali per l’installazione di nuovi sistemi per la riduzione delle emissioni di zolfo, o di attrezzature per la conversione di GNL, nel tentativo di soddisfare i requisiti Marpol.

 

Abele Carruezzo