UE sui negoziati IMO sulla CO2

LONDRA – L’Organizzazione Marittima Internazionale a lavoro in questi giorni per definire le proposte valide per limitare e ridurre le emissioni di navi. Ultimamente, alcuni Stati membri, Cina, Brasile, sostenuti dall’India, avevano proposto un approccio più prudente: definendo prima gli obiettivi con i dati sulle emissioni da raggiungere tramite l’adozione del principio comune di responsabilità, ma differenziato secondo gli accordi di Parigi. Il tutto per favorire la Cina, il più grande operatore marittimo, primo al mondo per la sua flotta e terzo per tonnellate di stazza; pur avendo caratteristiche di un’industria trasportistica globale, diventa difficile individuare le responsabilità delle singole compagnie in tema di emissioni di gas serra in atmosfera.

L’IMO su queste argomentazioni è stata da sempre contraria, per evitare proposte discriminatorie per le navi; ma desiderosa e sensibile di applicare stesse regole uguali per tutte le navi, a prescindere dal Paese in cui sono registrate. Si prevede che l’Organizzazione Marittima Internazionale (MEPC 72) voglia fare presto nell’adottare la propria strategia sui gas serra prodotti da attività marittime entro la fine della prossima settimana. Le discussioni si stanno focalizzando nell’includere nella strategia iniziale (IMO) un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 per il settore del trasporto marittimo e poi applicare potenziali misure di riduzione a breve, medio e lungo termine, secondo gli accordi di Parigi.

L’Ue ha recentemente concordato una posizione propria dentro la strategia IMO per la riduzione delle emissioni di CO2, salvaguardando gli accordi di Parigi. Favorevole alla posizione Ue si è pronunciata l’ESPO (European Sea Ports Organisation)  per agevolare i negoziati sullo “stock-taking” in programma entro la fine dell’anno. L’Unione europea sta già valutando le misure climatiche nazionali  in fase di sviluppo per attuare l’accordo di Parigi, obbligando i porti a ridurre l’impronta di carbonio delle loro attività a terra. Parallelamente, i porti europei sono impegnati a facilitare la decarbonizzazione delle attività di shipping fornendo, ove possibile, servizi “verdi” con fonti alternative di energia.

In particolare, nell’ambito della direttiva sulle infrastrutture alternative per i combustibili dell’Ue, gli impianti di bunkeraggio del GNL e l’alimentazione elettrica a terra dovrebbero essere forniti dai porti della rete centrale TEN-T entro il 2025. Ancora una volta, l’IMO e l’Ue concordano nel dichiarare che i porti, le città costiere e le loro comunità locali sono tra i più vulnerabili alle condizioni meteorologiche estreme derivanti dal riscaldamento globale. In base all’accordo di Parigi, tutti i Paesi e tutti i settori dell’economia devono intervenire e contribuire a mantenere l’aumento della temperatura globale al disotto dei due gradi.

 

Abele Carruezzo