La via “Castello di Mare” che unisce il porto turistico

Potrebbe essere una ipotesi o un’idea, forse bizzarra: rifondare una “via” nel senso stretto di strada che per andare al Castello di Mare si debba passare dal porto turistico di Brindisi; orizzontalità turistica che porta dei punti di vista diversi. Come? Cercare le relazioni tra le potenzialità di un sito artistico antico e la sua messa in turismo diventa importante per una urbanistica sociale che rispetti un piano urbanistico che non sia fatto solo di fabbricati. Il Castello di Mare offre una opportunità straordinaria prima di tutto perché è situato nel porto ed il porto è la città; e poi perché è un manufatto imprescindibile dalla storia marittima di una città come Brindisi. Tuttavia, bisogna convincere “quella parte di società civile” che sempre e comunque ha dei problemi giornalieri, che un luogo turistico senza notorietà, senza connessioni e senza comunicazione non può beneficiare della frequenza di visitatori, almeno di quelli che fanno parte del “turismo di prossimità”. Occorre promuovere e coordinare le diverse forme di turismo, come per esempio alle classiche “porte aperte” che permettono ai manufatti dimenticati di essere accolti ed adottati; in questi casi le iniziative si integrano in politiche di comunicazione e di immagine istituzionalizzate e permanenti. Occorre tener presente che la curiosità dei visitatori è molto sollecitata da luoghi o momenti eccezionali e da prodotti turistici sofisticati: “marinas + castello”. Un prodotto del genere considera poi tutte le possibili connessioni con il turismo ambientale, per consolidare esperienze che si giocano su un mix efficace di scienze ambientali, geografia storica, antropologia, come pure  dei materiali dell’architettura. Si tratta anche di sperimentare originali ed efficaci forme di mediazione turistica, che restituiscano “dal vivo” ambienti del mare e dei marinai, con testimonianze di uomini e di donne, che utilizzano i linguaggi e gli strumenti della musica e delle arti.

Abele Carruezzo