Porti–facility pro sviluppo

Generalmente, i porti sono importanti “sistemi” di un territorio capaci di generare lavoro: le navi, la merce, le attività industriali e i servizi nelle aree portuali e retroportuali generano effetti diretti di occupazione. I cluster logistici e industriali, nel sistema portuale di qualunque regione marittima, impiegano una consistente forza lavoro in relazione alle operazioni di imbarco e sbarco delle navi, ai servizi ed altre operazioni alle navi (agenzie, pilotaggio, rimorchio e bunkering), ai trasporti terrestri, alle attività logistiche, ai servizi alle merci (ad esempio, spedizioni e servizi doganali), alle strutture produttive industriali e alle agenzie governative. Sono le competenze dei lavoratori coinvolti nel processo del trasporto marittimo e portuale e soprattutto le interazioni tra di loro che contribuiscono alla competitività dei porti. Le attività portuali determinano anche una vasta gamma di effetti indiretti sull’occupazione, attraverso il collegamento degli scali portuali con altri settori economici e l’interazione spaziale con grandi poli logistici ed economici esterni alle aree portuali. La creazione di lavoro nei porti si riflette sui livelli di occupazione anche nei campi dell’educazione e dell’insegnamento, del turismo e persino in diverse aree culturali (marittime) quali ad esempio i musei. Tutte queste attività sono capaci di generare salari, stipendi e altri guadagni e contribuiscono ad aumentare sono le entrate fiscali per i governi nelle diverse aree territoriali. Essere “porti”, significa soprattutto movimentare navi, merci e passeggeri; l’efficienza e l’efficacia con cui le operazioni di carico e scarico vengono svolte in un porto sono importanti coordinate economiche per la competitività del porto stesso e la sua capacità di generare maggiori effetti economici in termini di occupazione e creazione di valore aggiunto. I sistemi di lavoro portuale hanno sempre giocato un ruolo importante da quando l’uomo ha deciso di trasportare via mare tutto, per cui anche oggi che si parla di “società liquida” o se volete post-moderna.

Abele Carruezzo