Il ‘golden power’ contro la colonizzazione non basta

Roma. Ieri il presidente della Cina, Xi Jinping, a conferma dell’esuberanza commerciale cinese, ha detto che la globalizzazione è irreversibile, perciò il bene lo produce la Cina e gli altri ubbidiscono e lo pagano! Con l’avvento del nuovo presidente USA, Joe Biden, anche se molte cose non cambieranno nell’amministrazione americana, la Cina continuerà le proprie impostazioni sulla Via della Seta e sulla sua presenza a Trieste.  La durissima presa posizione di Biden su CCC (China Construction Company) sta portando l’Ue a forti preoccupazioni circa la penetrazione commerciale cinese sempre più invasiva e dinamica nelle azioni finanziarie di società anche italiane (i cd. fondi sovrani).

Proprio in questo periodo, di crisi covid-19, il sistema portuale italiano sta soffrendo la mancata conclusione della riforma portuale e tutte le Autorità di Sistema portuale stanno pensando a un golden power più operativo e articolato per evitare l’immobilismo e la non uniformità delle regole sulle concessioni portuali, diverse da porto a porto. Da qui le varie preoccupazioni dei player italiani sulle concessioni  portuali e aeroportuali. Federlogistica, la federazione italiana delle imprese di logistica, magazzini generali, terminalisti e operatori portuali, retroportuali e aeroportuali, ha chiesto al Governo un ‘tavolo’ per scongiurare le distorsioni di mercato generate autonomamente da un porto rispetto ad un altro ed ancor più grave fra porti di uno stesso sistema portuale e fra aeroporti.

Per Luigi Merlo, presidente di Federlogistica, (Conftrasporto/ Confcommercio) “il ‘golden power’ è uno scudo protettivo sulle infrastrutture strategiche e quindi sui porti, come una diga contro i tentativi di ‘colonizzazione’ da parte della Cina.”. In materia di poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni, il Governo italiano, con il D.L. n. 21 del 2012 ha segnato il passaggio dal sistema del golden share, disciplinato dall’articolo 2 del D.L. n.332 del 31.05.1994, convertito in legge, con modificazioni, dell’articolo 1, comma 1, della L. n. 474 del 30.07.1994, al sistema del golden power.

A seguito della predetta riforma, dal 2012 i poteri speciali sono esclusivamente di tipo oppositivo, prescrittivo e, in ultima istanza, interdittivo – potendo consistere esclusivamente nell’imposizione di specifiche condizioni, nell’opposizione all’acquisto di partecipazioni o nel veto all’adozione di alcuni tipi di delibere, atti o operazioni – e sono potenzialmente esercitabili nei confronti di tutte le aziende, anche se private, impegnate inattività di rilevanza strategica, senza limitazione alle sole società controllate direttamente o indirettamente dallo Stato.

La struttura del nuovo sistema normativo italiano, come concepita dal D.L. n. 21 del 2012, si snoda lungo due direttrici: quella della tutela degli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale (articolo 1) e quello della salvaguardia degli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti (articolo 2). Per tutto questo, Merlo dichiara che “… senza il varo di un regolamento (atteso da sedici anni) che uniformi le concessioni portuali, si potrebbe delineare un rischio di isolamento e quindi di emarginazione della portualità italiana.”. Nell’incertezza governativa su questi argomenti, i porti si trovano a dover affrontare competitività interna anche dai settori del pubblico.

Per questo, bene ha fatto il presidente dell’AdSPMAM, prof Ugo Patroni Griffi, a rinviare al 1° gennaio 2022 l’adeguamento dei diritti portuali, previsto per il 1° gennaio 2021, compiendo un ulteriore e significativo sforzo a sostegno delle compagnie di navigazione, traghetti e passeggeri, fortemente penalizzate  dal calo del traffico determinato dall’emergenza sanitaria, trasformatasi in economica ed occupazionale. “In questo momento più che mai – afferma Patroni Griffi – ritengo sia indispensabile fare sistema e sostenere gli operatori, oggi particolarmente colpiti, che domani avranno l’arduo compito di riaccendere il motore per la ripresa del Paese. Il sostegno pubblico adeguato e rapido può contribuire ad attenuare le conseguenze della crisi e ad allentare le tensioni”. I diritti portuali sono gli oneri, previsti dalle norme, a carico degli armatori per la fruizione degli spazi negli ambiti portuali e di tutti i servizi forniti.

Abele Carruezzo