Le dichiarazioni odierne del Ministro Giovannini lasciano l’amaro in bocca; Brindisi, almeno per il momento, pare sia destinata a non “ri-entrare” nella Rete Core di Trasporto Europeo

Nel suo intervento parlamentare, il Ministro Giovannini ha esordito affermando che il riconoscimento di uno scalo portuale/aeroportuale/ferroviario e, in generale, di una località all’interno della Rete Core (disciplinata dal Regolamento UE n. 1315/2013) dipende da diversi parametri aventi natura geografica, demografica, tecnica ed economica.

Finora, il Governo Italiano ha avuto due delle tre interlocuzioni (la terza, così sembrerebbe, si sarebbe tenuta nella giornata di oggi) con la Commissione Europea finalizzate alla revisione della stessa Rete Core.

In questi incontri, il Governo ha proposto l’estensione della Rete Core anche sulla Dorsale Adriatica fino a ricomprendere il porto e l’aeroporto di Bari perché – osserva Giovannini – lo scalo barese (non è chiaro se ci si riferisca al porto e/o all’aeroporto) “registra un traffico di circa 5 milioni di passeggeri” all’anno.

A giudicare dalle parole di Giovannini, dunque, Brindisi e Taranto restano fuori dalla Rete Core, continuando invece a far parte della Rete Comprehensive; ciò significa in sostanza che il porto, l’aeroporto e lo scalo ferroviario di Brindisi avranno nei prossimi anni ancora una rilevanza “secondaria” all’interno del piano strategico dei trasporti europeo e, pertanto, non potranno beneficiare dei cospicui finanziamenti che l’Unione Europea mette a disposizione dei territori facenti parte della Rete Core.

A questo punto, l’International Propeller Club Port of Brindisi vuole condividere con l’intera comunità locale il proprio punto di vista su questa “ennesima ed infelice” parentesi della recente storia brindisina.

La strategicità di Brindisi e delle sue infrastrutture, va sottolineato, resta qualcosa che, al di là degli investimenti illuminati di taluni (pensiamo agli operatori locali, nazionali e internazionali nonché ad organismi come l’ONU), non trova adeguato riscontro negli ambienti governativi centrali da tempo immemore.

Ciò significa, in altre parole, che la classe dirigente locale (cittadina, provinciale e regionale) ha drammaticamente fallito – per disattenzione o per incapacità – nel tentativo di far rientrare Brindisi e l’intero Salento nella Rete Core di Trasporto Europeo.

A nulla, peraltro, sono valsi i proclami e gli impegni di chi ha partecipato all’evento “Brindisi Porto Core” organizzato solo pochissimi mesi fa dal Propeller Club di Brindisi nella speranza di ottenere l’estensione della Rete Core sino allo scalo messapico.

Questo è il quadro generale e, fatti salvi gli eventi inevitabili e imprevedibili, Brindisi dovrà faticare duramente per vedere riconosciuta la propria strategicità a livello nazionale e internazionale.

L’intero club è pienamente consapevole di tutto ciò ed è per questo motivo che organizzerà, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, diverse iniziative atte a mantenere elevata l’attenzione sul porto di Brindisi.

Lo farà con fermezza, rifiutando i personalismi e mirando a far comprendere quanto il futuro di questa città sia strettamente legato a quello della propria infrastruttura portuale.

Non ci sarà alcun recupero demografico, economico e sociale per Brindisi, per la sua provincia e per l’intero Salento se il suo porto continuerà ad essere bistrattato e privato della propria funzione di attrattore di navi e di traffici.

Pur privato dell’inclusione alla Rete Core e disponendo dell’accesso a minor quantità di finanziamento comunitario, il porto di Brindisi deve e dovrà intercettare il numero maggiore di risorse nazionali e private per poter, immediatamente e gradualmente, recuperare e conseguire nuove fette di traffico.

Bisogna mettere al centro dell’agenda locale un piano di sviluppo e di investimento che, tenendo conto delle esigenze del territorio e del suo assetto produttivo, sappia assorbire le negatività derivanti dalla decarbonizzazione in tempi veloci, restituendo una prospettiva a tanti giovani, lavoratori, imprenditori.

Di questo, però, non basta più averne consapevolezza; bisogna agire prima che la città perda ancora pezzi importanti della propria popolazione e del suo tessuto economico.