L’Ucraina chiude i porti poiché il conflitto minaccia le forniture di grano

Odessa. All’alba di giovedì (25.02.2022) le forze russe hanno invaso l’Ucraina con un assalto di massa via terra, mare e aria, il più grande attacco di uno stato contro un altro in Europa dalla seconda guerra mondiale.

Intanto, l’Esercito ucraino ha sospeso le spedizioni commerciali nei suoi porti dopo che le forze russe hanno invaso il paese; lo afferma un consigliere del Capo di Stato maggiore del presidente ucraino, alimentando il timore di interruzioni delle forniture da parte dei principali esportatori di grano e semi oleosi.

Il porto di Odessa è scalato da container dirette sia in Asia, sia nel Mediterraneo.
I porti dell’Azov e del Mar Nero finora, anche se bombardati, non sembrano essere stati danneggiati nelle loro funzioni operative secondo i rapporti iniziali dell’Agenzia di navigazione del Ministero del Commercio ucraino.

Il Gruppo Armatoriale AP Moller – Maersk, ieri sera, nel confermare piani e politiche a supporto dei propri clienti, ha diramato una nota: “A partire dal 24 febbraio, tutti i dipendenti Maersk sono stati incaricati di lavorare da casa lontano da qualsiasi area di conflitto e siamo lieti di comunicare che rimangono sani e salvi. Abbiamo anche implementato una strategia di continuità aziendale in modo da poter continuare a soddisfare le esigenze della catena di approvvigionamento dei nostri clienti quando la situazione lo consente. Le circostanze attuali indicano che Maersk ha deciso di non fare scalo in alcun porto in Ucraina fino a nuovo avviso e interromperà l’accettazione degli ordini da e verso l’Ucraina fino a nuovo avviso. Il carico attualmente in rotta verso l’Ucraina è previsto per lo scarico a Port Said e Korfez; i servizi in Russia, nel frattempo, rimangono attualmente disponibili ma sono potenzialmente soggetti a modifiche man mano che le cose si evolvono. Maersk seguirà da vicino gli eventi con l’obiettivo di mantenere in movimento la logistica globale”.

La Russia, già da giorni, aveva sospeso il movimento delle navi commerciali nel Mar d’Azov fino a nuovo avviso; ma tiene aperti alla navigazione i porti russi nel Mar Nero.

L’Ucraina è un importante esportatore di mais, gran parte del quale destinato alla Cina e all’Unione Europea. Compete inoltre con la Russia per la fornitura di grano a importanti acquirenti come Egitto e Turchia.

La Russia, il più grande esportatore di grano al mondo, spedisce il suo grano principalmente dai porti del Mar Nero. I porti del Mar d’Azov sono meno profondi e hanno una capacità inferiore.
Mariupol, uno dei più grandi porti ucraini nel Mar d’Azov, gestisce principalmente navi relativamente piccole con portata lorda compresa tra 3.000 e 10.000 tonnellate. Il porto di Mariupol serve il più importante bacino industriale del Paese ucraino. E’ scalato anche da numerose navi russe, che trasportano la maggior parte delle merci movimentate dallo scalo, che s’inoltrano nell’entroterra anche tramite il Volga e il Don. Le sue banchine muovono una grande varietà di carichi, tra cui tubi, minerali, ferroleghe, carbone e coke, alluminio, argille, fertilizzanti, zolfo, attrezzature, grano, cibo e prodotti alimentari.
I porti del Mar d’Azov esportano grano, orzo e mais verso importatori mediterranei tra cui Cipro, Egitto, Italia, Libano e Turchia.

La Russia e l’Ucraina rappresentano il 29% delle esportazioni mondiali di grano, il 19% delle esportazioni mondiali di mais e l’80% delle esportazioni mondiali di olio di girasole.

La Russia fornisce grano a tutti i maggiori acquirenti mondiali. Turchia ed Egitto sono i maggiori importatori. L’Ucraina ha chiesto, ieri sera, tramite il suo ambasciatore ad Ankara, alla Turchia di chiudere lo stretto del Bosforo e dei Dardanelli alle navi russe. Il presidente della Turchia Tayyip Erdogan ha dichiarato di sostenere l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma non c’è stata una risposta immediata alla richiesta di Kiev.

In base a un patto del 1936, Ankara ha il controllo dello stretto e può limitare il passaggio delle navi da guerra in tempo di guerra o se minacciate.

Abele Carruezzo