Deposito di Gnl, opzione di sviluppo e nuova occupazione

Bari. Maggioranza e opposizione, in Consiglio regionale della Puglia, l’altro giorno hanno approvano all’unanimità la mozione in materia di energie rinnovabili, relativa all’installazione di parchi fotovoltaici offshore lungo le coste pugliesi; la Regione dovrà pianificare la realizzazione di tali impianti, senza dire no a tutto. Lo stesso vale per un deposito di Gnl se si accettano i nuovi driver dello shipping internazionale.

Occorre che se ne facciano una ragione e non continuare ad affermare che un deposito di gnl sia inutile. Affermare continuamente, da parte chi non ha problemi di occupazione e di nuova povertà, che occorrono più strategie a protezione dell’ambiente: questa si che è pura ‘retorica’, perché priva di una visione industriale o post industriale che dir si voglia.

Molte aree marittimo/portuali del Mezzogiorno d’Italia sono impegnate da sistemi industriali, che, oltre ad essere certificati in base alle nuove leggi italiane ed europee, utilizzano come carburanti i derivati del petrolio con enorme produzione di CO2 e NOx vari.

Nel breve e medio termine, sino a quando non avremo tecnologie operative per nuove motorizzazioni che adottino nuovi combustibili marini come ammoniaca, idrogeno e biocombustibili vari, tutti gli armatori si stanno orientando per motorizzazioni ibride privilegiando il gas allo stato liquido.

Molte Autorità di Sistema Portuale, sul versante delle nuove infrastrutture, si stanno impegnando con l’elettrificazione delle banchine, per risolvere il problema dell’alimentazione delle navi in sosta in banchina. E’ noto che ancora non è possibile assicurare alle navi una navigazione economica e con velocità compatibili con il livello economico del trasporto marittimo su rotte dei flussi merceologici attuali.

Parlare di ‘transizione energetica’ non riguarda un semplice ‘teorema’ che qualcuno e/o movimenti civici e i ‘no a tutto’ vogliono dimostrare solo con ipotesi/tesi virtuali che si riferiscono a un ‘bene’ che è comune solo per loro.

Per il Governo nazionale, parlare di transizione energetica dei mezzi pesanti circolanti sulla rete stradale, con motorizzazioni ibride disponibili a gas liquido, si rende conto che ancora non si ha una rete di distribuzione di tale combustibile e quindi aree del Mezzogiorno d’Italia rimangono penalizzate rispetto a quelle del Settentrione.

Occorre invece una strategia di sistema, la più veloce di sempre, che da un lato possa creare le condizioni per avviare una reale transizione ecologica dei trasporti su strada e dall’altro, nel settore portuale, opzioni di strutture, come depositi di gnl, che possano generare sviluppo e nuova occupazione a breve e medio termine.

Se un porto oggi non ha strutture come banchine e aree retroportuali che possano garantire ai vettori navali una transizione energetica affidabile, sicuramente non sarà più competitivo e in breve tempo sarà fuori rotta e quindi fuori mercato.

Un deposito di Gnl è solo un distributore di carburanti con dei serbatoi, dove il gas arriva allo stato liquido, è conservato sempre allo stato liquido per essere poi distribuito, sempre allo stadio liquido, con piccole navi o con autocisterne per l’alimentazione di navi e mezzi pesanti che hanno motori che vengono alimentati direttamente con quel carburante liquido senza necessità di preventiva trasformazione in gas aeriforme.

Il livello di rischio è totalmente sotto controllo; al pari di tante stazioni di distribuzione di carburanti che tante città hanno autorizzato con siti all’interno del proprio tessuto urbanistico, fra le abitazioni civili.

Occorre comprendere che nuova occupazione può solo essere offerta da strutture che applicano una transizione ecologica effettiva che pone sul mercato il Gnl come combustibile della transizione energetica, in attesa che l’eolico, il fotovoltaico, il biocombustibile chimico, l’idrogeno, l’ammoniaca (ancora sperimentali) abbiano tecnologie operative efficienti/efficaci per i vettori del trasporto marittimo.

Tutto il resto sono parole e retorica; soprattutto da parte di amministrazioni politiche, già in campagna elettorale, che temono di non poter più rappresentare un territorio.

Aprire gli occhi e vedere un Mare Mediterraneo che in questo decennio sta conquistando una nuova centralità, nella sua dimensione allargata alla Penisola Arabica, negli scenari economici, energetici, culturali e politici. L’ampliamento del Canale di Suez, la crescita degli scambi commerciali tra le due sponde del Mar Mediterraneo, l’emergere dell’Africa con un mercato di produttori e consumatori crescente, la costruzione di nuove infrastrutture energetiche tra Medio Oriente e Europa e tra Africa e Europa: tutto questo genererà una nuova configurazione degli equilibri geopolitici, che non consentirà ai porti del Mezzogiorno d’Italia di essere ‘provinciali’ e di pensare solo al proprio ‘giardino’.

Abele Carruezzo