Industria marittima sostenibile

Il colore che l’industria marittima internazionale deve scegliere è il verde. L’Istituto/associazione “Sustainable Shipping Initiative” (SSI) ha pubblicato un documento sulle tematiche della “sostenibilità” per il settore marittimo che impegna il 90% del commercio mondiale via mare.

Il documento, intitolato Case for Action, analizza le sfide future per l’industria del petrolio che vede i prezzi sempre crescenti ed un inquinamento dell’aria da carbonio per 3-4 % delle emissioni globali, equivalenti a un paese delle dimensioni della Germania.

Il documento delinea i lati positivi di un’attività marittima che guarda alla sostenibilità attraverso la legislazione, la progettazione e la costruzione delle proprie navi con i più alti standard di efficienza per basse emissioni di carbonio e con una forte riduzione dei costi, come viene sottolineato anche dal rapporto sui “noli” del London International Weekly.

In questo campo, le aziende possono dimostrare tutto il loro impegno per collaborare con i governi ed organizzazioni internazionali per il raggiungimento di tali obiettivi. Soren Nielsen, manager per la sostenibilità della Maersk Line, ha detto che la sua compagnia sta studiando i sistemi per la riduzione dell’impatto ambientale con il riciclaggio dei rifiuti di calore dal motore, migliorando la progettazione di scafi delle navi, sperimentando nuovi materiali.

“Con la creazione di una visione condivisa per la crescita sostenibile, possiamo tracciare un ambizioso nuovo corso. Un corso dove lo shipping è considerato come un fattore chiave di uno sviluppo economico responsabile e sostenibile”, ha ribadito. Di questo Istituto, SSI, fanno parte il not-for-profit WWF e Forum per il Futuro, 13 compagnie armatoriali di navigazione come la BP Shipping, Cargill, Gearbulk, IMC, Maersk Line, Morgan Stanley, Rio Tinto e Tsakos marine Energy Navigation, Daewoo Shipbuinding and Marine Engineering e i Lloyd’s Register.

I “grandi”, con queste iniziative stanno scrivendo la strada per un nuovo sviluppo dello shipping internazionale, mentre i “piccoli” guardano il mare e ridimensionano i cantieri, come quelli italiani che hanno fatto scuola per secoli.

Abele Carruezzo