Esclusiva: Intervista al ministro Danilo Toninelli sullo sviluppo dei porti italiani

 

Una panoramica sui trasporti come sistema evidenzia la disponibilità del ministro Danilo Toninelli nel consolidare la posizione dell’Italia come artefice di uno sviluppo importante del bacino del Mediterraneo. La programmazione operativa del Dicastero Infrastrutture e Trasporti su vari fronti dello shipping nazionale, europeo ed internazionale, propone la nuova “vision” del Governo a ri-marittimizzare non solo porti e città, ma partendo dalla cultura lo stesso ministro è impegnato in azioni amministrative che spaziano dalla formazione dei marittimi, alla digitalizzazione delle informazioni portuali; e per efficientare una portualità italiana, dormiente di fronte alle nuove sfide, risponde alle domande che riguardano le ZES, l’approvvigionamento di nuovi combustibili per navi moderne, la ridefinizione dei porti “green” per essere competitivi non solo in Europa, ma anche verso i porti del Nord Africa. Nel ringraziare per la disponibilità offerta, il Direttore de IL NAUTILUS, unitamente alla redazione tutta, augura Buone Feste e soprattutto Buon Vento a tutti.

 

Signor Ministro è noto che l’Italia è un Paese di città-porto e quanta economia ricade sui territori marittimi della nostra penisola. Come si sta impegnando il Suo Dicastero al fine di risvegliare la cultura marittima per essere considerati – come una volta – un Paese marittimo?

Stiamo lavorando su più fronti, con l’obiettivo di consolidare e rafforzare la posizione dell’Italia quale elemento centrale e propulsivo di una nuova politica di sviluppo del bacino del Mediterraneo e dell’Europa centrale. Stiamo facendo molto lavoro per migliorare l’efficienza dei nostri porti, agendo per renderli maggiormente connessi, ridurre le esternalità negative e i tempi di permanenza delle nostre merci in loco, puntando, per questo, sulle connessioni immateriali, quali la digitalizzazione, un sistema di controlli e smistamento merci moderno, rapido e tecnologicamente avanzato. Ho incontrato recentemente i Presidenti delle Autorità di Sistema Portuali e con loro ho iniziato ad incrociare le proposte necessarie per il rilancio dei porti italiani. E ancora, dobbiamo puntare ancora di più sulle operazioni di pre-clearing, per contrarre i tempi morti e improduttivi per le navi e per ridurre quindi i tempi di stazionamento delle merci nei terminal di sbarco e continuare a essere competitivi tra i Paesi europei.

Anche nel campo dell’occupazione marittima italiana, i lavoratori del mare rappresentano una risorsa fondamentale, a garanzia di un trasporto marittimo sicuro, efficiente e rispettoso dell’ambiente. Cosa suggerisce per rafforzare l’istruzione e la formazione dei giovani che vogliono lavorare sul mare e per il mare? Se un marittimo viene sbarcato per fine contratto può usufruire del “reddito di cittadinanza”?

Il marittimo italiano che viene formato oggi è un lavoratore altamente qualificato e specializzato che risponde ai rigidi requisiti disposti dalle norme internazionali, che discendono dagli obblighi della Convenzione STCW (Standards of Training, Certification and Watchkeeping for Seafarers), ma deve competere a livello globale con manodopera a basso costo. Penso sia giusto riflettere su una formazione professionale maggiormente allineata con le richieste del mercato del lavoro verso le professioni “classiche” del settore marittimo e estendere le sinergie abbracciando tutte quelle professioni del futuro, in cui già l’Italia è eccellenza riconosciuta nel Mondo, che hanno a che fare con la digitalizzazione e l’informatizzazione dei processi, come la meccatronica o la programmazione verso l’internet delle cose. Il Contratto di Governo che abbiamo sottoscritto prevede una revisione dei progetti di alternanza scuola-lavoro. Opportunamente modificati, questi progetti potrebbero essere uno strumento sicuramente efficace per avvicinare il mondo della scuola a quello del lavoro, e garantire una maggiore competitività dei singoli e del sistema, anche nella nautica.

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, dipenderà dalla situazione reddituale del singolo ma, a livello generale, non vedo perché i marittimi dovrebbero esserne esclusi.

Signor Ministro, Lei conosce benissimo gli sforzi che da anni stanno operando i porti del Mezzogiorno d’Italia per competere non solo con i porti del nord Tirreno e Adriatico ma anche con quelli del Mediterraneo. Perché non è possibile estendere equamente le agevolazioni legislative che godono porti come Trieste, Genova, La Spezia, Venezia, Ancona e Ravenna, ai porti del meridione?

Sono ben consapevole degli sforzi operati dai porti del Mezzogiorno, e che il Governo ha una grande attenzione è testimoniata dall’istituzione del Ministero per il Sud. Il segno della mia attenzione, invece, può trovarlo nell’istituzione della 16° Autorità di Sistema Portuale, quella dello Stretto, per tutelare e valorizzare le peculiarità dello Stretto. Per quanto riguarda invece le azioni legislative, oltre alle agevolazioni previste per le Zone Economiche Speciali (ZES), preferisco pensare ai porti come ai centri nevralgici di un unico sistema nazionale, un insieme di unità che agisca come sistema unito che sappia sfruttare le potenzialità di ciascun componente a vantaggio dell’intero sistema Paese. Vogliamo e dobbiamo intercettare nuovi flussi provenienti dall’estero, essere competitivi con i porti del Nord Africa e del Nord Europa, non fare battaglie ideologiche in cui perdiamo tutti come Paese.

Ritornando sui flussi di merci da/per Paesi dell’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa), come si intende agevolare le modalità di trasporto su ferro-gomma-mare? Si potranno aumentare i permessi di transito per i tir? Questo agevolerebbe i porti pugliesi di Taranto, Brindisi e Bari e con un forte risparmio economico, visto che questi porti hanno aree portuali e retroportuali attrezzate, interporti e aeroporti di giusto rispetto?

Stiamo perseguendo politiche che favoriscano l’intermodalità, dalla gomma al mare e al ferro, che spostino le merci in modo più efficiente e veloce, nel rispetto dell’ambiente. La mia squadra sta proprio lavorando a un progetto che permetterà di far parlare tra loro le logistiche di ferro, gomma, mare e cielo e unire il loro ultimo miglio, così da garantire anche trasporti merci più facili, senza dover ricorrere a un aumento del transito di tir sulle nostre strade.

Poi puntiamo a misure come il Marebonus, che funziona e che continuerà a funzionare anche grazie a un emendamento alla Manovra che ha stanziato ulteriori risorse per estendere i benefici dell’intermodalità, la creazione di nuovi servizi e il miglioramento di quelli esistenti anche per il triennio 2019-2021.

Con riferimento alla portualità, nell’ottica di favorirne lo sviluppo e, di conseguenza, la competitività del nostro sistema logistico, quali strategie si stanno perseguendo? Ci riferiamo ai dragaggi, alle migliori utilizzazioni di spazi portuali, alla istituzione delle ZES e delle ZLS, (alcune partono ed altre segnano il passo), rispetto dell’ambiente e riduzione di emissioni di gas serra.

Come detto, stiamo agendo per potenziare l’intermodalità, le infrastrutture di ultimo miglio, stimolando gli investimenti nel collegamento ferroviario dei porti per favorire il passaggio intermodale da gomma a ferro nel trasporto delle merci. In particolare, stiamo puntando sul potenziamento di tutti i collegamenti della rete ferroviaria nazionale alle aree con interporti, terminal ferroviari, piattaforme logistiche e raccordi industriali in grado di incidere sull’efficienza dei processi di ingresso/uscita dai terminal e che, nello stesso tempo, consentono una grossa riduzione delle emissioni inquinanti e un maggior rispetto per l’ambiente. Su questo punto, siamo molto soddisfatti delle risorse ulteriori messe a disposizione per queste finalità nel Contratto di Programma con RFI 2017/2021.

Insomma, vogliamo che si attivi una “calamita” per gli investimenti nei nostri scali, vogliamo favorire la cooperazione tra sistemi territoriali ed infrastrutturali più vasti, disporre di una rete ferroviaria efficiente e performante, ottimizzare l’offerta di approdo diversificando le tipologie di traffico merci senza puntare solo sui containers.

Signor Ministro, possiamo dire che finalmente l’Italia guarda con attenzione al GNL da utilizzare in progetti di trasporto e stoccaggio e per i rifornimenti di navi. Si parla già di una progettualità avanzata per Ravenna, Napoli e Brindisi?

L’Italia non solo guarda al settore, ma è protagonista in Europa di questo cambiamento. E non c’è dubbio che, anche per il trasporto marittimo, il futuro è “green”. Nel Mondo, oggi, la maggior parte delle merci si spostano su navi ed è inimmaginabile un futuro diverso che non veda un trasporto marittimo fatto di mezzi a basso impatto ambientale, di navi che riducono i costi operativi consumando meno carburante e riducendo drasticamente le emissioni di gas serra e di zolfo. A dimostrazione della nostra attenzione c’è il fatto che il MIT, quale rappresentante per l’Italia, è partner beneficiario di un più ampio progetto europeo che prevede la progettazione e la realizzazione di una rete di stazioni di bunkeraggio per il GNL nelle due direttrici tirrenica e adriatico-ionica, e la progettazione di un traghetto ro-pax alimentato a GNL il cui prototipo è stato presentato lo scorso 17 novembre a Messina e realizzato dalla Caronte&Tourist.

Un’ultima domanda. Una componente dell’economia nazionale così importante è governata da una sola Direzione Generale all’interno del Suo Ministero. Perché non si ritorna ad un ministero specifico, vista la mole dei tanti problemi da affrontare e dell’evoluzione tecnologica che spinge porti, navi, marittimi ed Enti preposti ad essere sempre più connessi?

Guardando indietro di 25 anni – al momento della soppressione e unificazione del Ministero della Marina Mercantile con il dicastero dei Trasporti – le cose sono cambiate, e sono cambiate in meglio. Il settore è cresciuto, e molto, anche in assenza di un ministero specifico dedicato, la cui costituzione comporterebbe un ingente impegno di risorse statali che possono essere invece impiegate per il potenziamento del settore.

Oggi ci sono altri strumenti e altri luoghi a disposizione del Governo per affrontare tematiche specifiche, penso ad esempio alla Conferenza Nazionale delle Autorità di Sistema Portuale istituita presso il mio Ministero, che concentrano in un unico centro decisionale competenze altrimenti frammentate e che aumenterebbero i costi e i tempi decisionali.

 

Salvatore Carruezzo

Direttore responsabile

Il Nautilus