Offshore Technology Conference apre con le opportunità della decarbonizzazione

La tecnologia dell’idrogeno Deep Purple di TechnipFMC utilizzerà energia rinnovabile per convertire l’acqua in idrogeno che viene immagazzinato nel terreno fino a quando non sarà necessario per fornire energia durante i periodi in cui l’energia rinnovabile non è disponibile. Foto cortesy TechnipFMC

Houston, Texas. Discutere su come la riduzione delle emissioni di CO2 possa ridefinire il business offshore, è divenuto in questo 2021 la questione centrale: “visto che le piante crescono e prosperano grazie all’anidride carbonica, è conveniente per le industrie offshore ridefinire il loro business?”


All’ultima Offshore Technology Conference (16-19 agosto 2021) tutte le società – del settore energetico, meccanica, ingegneria, costruzione navale, trasporto marittimo, oil & gas – hanno confermato un pieno impegno al cambiamento sulla transizione energetica e su come affrontare con decisione le fasi di una decarbonizzazione utile.

Si è convenuto che non è importante, oggi, sottoscrivere o meno una connessione tra carbone e cambiamento climatico. Occorre concentrarsi su ‘cosa’ un’azienda sta producendo e questo monitor arriva dalla Shell, industria impegnata nell’esplorazione ed estrazione di petrolio e gas in alto mare, principalmente nel Golfo del Messico e in Brasile. La Shell, nel soddisfare le richieste degli investitori, dei governi e dei consumatori, ha riformulato la sua strategia industriale all’insegna del cambiamento climatico e relativa riduzione di emissione in atmosfera di CO2.

Tutte le compagnie petrolifere offshore, durante la OTC 2021, hanno sostenuto di avere le capacità tecniche e commerciali per trarre profitto dalle nuove opportunità di business. Sono convinte che l’offshore rappresenti il futuro delle energie tradizionali e nuove, disponendo risorse umane e finanziarie per promuovere e gestire il futuro della transizione energetica.
Il crollo del prezzo del petrolio dello scorso anno è stato l’ultimo segnale per non impegnarsi più esclusivamente nel business del petrolio.

Molte sono le aziende che si stanno impegnando nella cd separazione del gas industriale cercando di mettere a segno apparecchiature per separare l’idrogeno per il carburante e ripulire il biogas ottenuto dalle discariche.
Allo stesso modo sono aumentate le aziende che declinano insieme le caratteristiche dell’industria petrolifera con quelle dell’eolica offshore, cercando nuovi siti per l’installazione delle turbine.

Molti sono stati gli interventi che hanno affermato che il petrolio e il gas offshore rimarranno un grande business della fornitura energetica nel 2050, compresa l’esplorazione in alto mare; mentre un rapporto dell’anno scorso dell’Agenzia internazionale per l’energia ha affermato che non saranno necessarie nuove scoperte per soddisfare la diminuita domanda di petrolio in futuro. Secondo l’Agenzia le emissioni per barile sono significativamente inferiori in mare aperto: ad esempio, si stima che le perdite di metano siano pari allo 0,3% del gas naturale prodotto offshore rispetto all’1% o più di quello prodotto onshore.

E’ dimostrato quanto si possa ottenere con sforzi concertati per ridurre le emissioni in un vecchio sito offshore, in cui la maggior parte dei pozzi sono obsoleti, con l’utilizzo di sistemi di collegamento come la conduzione di linee elettriche dalla riva alle piattaforme.

Nei prossimi cinque anni, si prevede che le emissioni di CO2 per barile nel settore diminuiranno del 13% per barile, con emissioni totali in aumento a causa dell’aumento della produzione offshore. Nel breve termine, le aziende del settore saranno impegnate in sistemi capaci di trasformare le strategie di riduzione di CO2, come la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica in una sana e green strategia aziendale; il tutto per rendere un’opzione di mercato praticabile, come le installazioni sottomarine che comprendano sia la separazione e sia la compressione sempre con l’obiettivo di ridurre le emissioni.

Utilizzare l’energia rinnovabile per convertire l’acqua in idrogeno che viene immagazzinato nel terreno fino a quando non sarà necessario per fornire energia durante i periodi in cui l’energia rinnovabile non è disponibile. Qui non si parla d’idrogeno blu o green, ma l’importante è immagazzinare quanto più idrogeno possibile rispetto ai sistemi attuali che utilizzano banchi di batterie. Quando tutto questo diventerà realtà? L’energia eolica ha impiegato decenni per diventare un grande business e probabilmente lo stesso sarà per l’idrogeno; mentre è probabile che la tempistica per la riduzione della CO2 sarà più breve. Infatti, da tre a cinque anni fa, si parlava di costi offshore e di come competere con lo scisto, e poi l’industria ha fatto passi veloci in modo che l’offshore competesse con lo shale ogni giorno e oggi, si parla d’idrogeno.

Per le aziende di tutti i settori è necessario comprendere l’impatto finanziario dei rischi legati al clima e le opportunità sulle loro attività; comprendere i rischi per rispondere alla transizione energetica e i rischi fisici (valori patrimoniali depressi, asset obsoleti e l’evoluzione della domanda di mercato) che si trovano sulla strada per il futuro dell’energia. Rischi fisici che includono impatti diretti e indiretti sulle infrastrutture, sulla sicurezza dei lavoratori e sulla produttività.

Le nuove tecnologie consentono di utilizzare la CO2 come materia prima per prodotti chimici e materie plastiche. Gli impianti di termovalorizzazione stanno aumentando e l’elettricità rinnovabile sta rapidamente diminuendo curva dei costi.

Questo significa che l’industria sta vivendo un cambio di paradigma che potrebbe trasformare i rifiuti da un problema a una soluzione. Invece di pensare a come smaltire CO2 e altri rifiuti, molte aziende potrebbero entro il 2030 visualizzare tutto ciò che producono, comprese le emissioni, i sottoprodotti e i prodotti finali, come una risorsa che può essere scambiata per creare valore economico.

Abele Carruezzo