Armatori greci e la revisione dell’UE ETS

Pireo. L’Unione degli armatori greci (UGS) accoglie con favore la relazione al Parlamento europeo (PE), dell’eurodeputato Peter Liese, sulla revisione del sistema di scambio di quote di emissione (ETS) dell’UE nel quadro del pacchetto legislativo ‘Fit for 55’.

La relazione presentata affronta in misura significativa le preoccupazioni del settore marittimo, principalmente riconoscendo il ruolo strutturale degli operatori commerciali nello shipping e per la sua decarbonizzazione, in linea con il principio ‘chi inquina paga’, nonché la necessità di un fondo dedicato al settore. Il rapporto impone l’inclusione di una clausola vincolante negli accordi contrattuali tra proprietari e operatori commerciali delle loro navi e di un Ocean Fund dedicato, in cui almeno il 75% dei ricavi delle quote ETS dello shipping sarà investito per la decarbonizzazione del settore.

Questo perché attualmente la produzione e la disponibilità di combustibili alternativi privi di carbonio e le relative tecnologie di propulsione sono ancora in fasi immature di sviluppo, specialmente per il settore delle bulk carrier; mentre portare sul mercato questi combustibili e tecnologie alla fine sarà costoso e sarà principalmente l’impegno di altre parti interessate.

È un peccato che un’organizzazione che rappresenta i mega vettori nel settore delle navi portacontainer si sia opposta esclusivamente alle suddette proposte del PE. Anche l’UGS non riesce a comprendere l’argomentazione, dato che le compagnie di navigazione di linea sono solo parzialmente operatori commerciali di noli in tonnellaggio e non noleggiatori come è la regola nel settore delle rinfuse/tramp. Inoltre, queste compagnie di navigazione di linea possono facilmente trasferire sui propri clienti i costi della decarbonizzazione, compreso il costo delle quote ETS.

L’UGS rappresenta principalmente gli armatori di rinfuse/tramp, un settore che trasporta circa l’85% delle tonnellate-miglia di merci globali, che è di gran lunga il segmento più grande ed efficiente dello shipping, dove i noleggiatori, di regola, sono gli operatori commerciali delle navi, dove migliaia di PMI principalmente di spedizione competono in condizioni quasi perfettamente concorrenziali e dove le compagnie di navigazione sono price taker. (Price taker è chi, in economia, non ha possibilità di fissare o influire sul prezzo di un bene o servizio che egli produce o acquista, a causa della presenza di condizioni di mercato che rendono impossibile o irrilevante qualsiasi strategia per tentare di fissare o modificare il prezzo stabilito da altri.)

È quindi essenziale che i noleggiatori, in quanto operatori commerciali delle navi, si assumano la responsabilità in linea con il principio ‘chi inquina paga’. Si tratta di un approccio equo, che i legislatori dell’UE possono adottare per facilitare la decarbonizzazione del settore marittimo e ridurre al minimo i potenziali oneri e costi amministrativi.

L’UGS è pronta a impegnarsi in modo costruttivo con le parti interessate in questo processo legislativo, per garantire che le future norme dell’UE non siano solo ambiziose dal punto di vista ambientale, ma anche eque, praticabili e compatibili con le caratteristiche internazionali dell’industria e la necessità che rimanga competitiva e sostenibile in un futuro ambientalmente sostenibile.

Abele Carruezzo