La condanna della Russia allo ‘Status di Paria’ favorisce il gas offshore israeliano

Leviathan la piattaforma di gas

Tel Aviv. Eliminare la dipendenza dal gas russo per l’Occidente europeo è diventata un’ossessione continua in tutti i summit della Commissione e del Parlamento europei.

Ultima è la trattativa, messa in atto dal’Unione europea con Israele, per lo sviluppo di un piano d’importazione del gas naturale israeliano dalla piattaforma di Leviathan, di fronte alla costa israeliana, pochi chilometri a nord di Cesarea. La piattaforma, seconda in ordine di grandezza nel Mediterraneo orientale su cui Delek Drilling, Noble Energy e Ratio Oil Exploration hanno investito 3,75 miliardi di dollari nello sviluppo del Leviathan Reservoir dalla sua scoperta nel 2010. Il giacimento dovrebbe contenere fino a 605 miliardi di mc di gas naturale, equivalenti a 65 anni di consumo interno di gas. Con costruzione di EastMed, un gasdotto sottomarino di 7 miliardi di dollari, lungo 2.000 km, la Commissione Europea, intenderà portare gas israeliano alla Grecia, all’Italia e a Cipro.

La Russia di Putin, come uno ‘Stato – Paria’, lo aveva detto il premier britannico, Boris Johnson, subito dopo l’invasione dell’Ucraina. ‘Paria’ è un termine indiano che significa ‘fuori da una casta’ e riferito ad uno Stato, Johnson vuole significare che una nazione è ‘paria’quando non è riconosciuta dalla maggioranza dei Governi di tutto il mondo, a causa dei suoi comportamenti inaccettabili, quali violazione dei diritti umani o trattati nucleari, invasione di altri paesi sovrani e sostegno al terrorismo.

Però bisogna essere chiari, dicendo che il concetto di ‘Stato –Paria’non esiste in Diritto Internazionale; è una semplice declinazione giornalistica per isolare uno Stato dalla comunità internazionale per le sue azioni: come è stato per Cuba di Fidel, per l’Iraq di Saddam Hussein ed oggi per la Russia di Putin. Tutto questo non è giornalisticamente corretto perché potrebbe influenzare l’opinione pubblica sul ‘cattivo’ di turno (rimane sempre da parte nostra la ferma condanna per l’invasione di uno Stato sovrano, l’Ucraina, da parte della Russia) e spingere lo Stato verso comportamenti ‘estremi’.

Ritornando alle risorse di gas naturale offshore di Israele, ancora siamo alle fasi di sviluppo di un piano strategico, in quanto attualmente Israele ha un accesso limitato al mercato. Un piano ambizioso per gestire un gasdotto sottomarino da Israele a Cipro alla Grecia – il progetto EastMed – ha perso il sostegno americano e si è bloccato all’inizio di quest’anno a causa di controverse politiche regionali.

La Turchia rivendica come propria una parte sostanziale delle riserve offshore di Cipro e l’idea di un gasdotto che aggirasse gli interessi turchi e portasse il gas cipriota in Europa è stata considerata come una ‘minaccia’ per l’amministrazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

La Turchia, sostanzialmente, sostiene che il flusso di gas israeliano passi attraverso la propria rete di gasdotti verso l’Europa, rimanendo negli accordi tra le società energetiche turche che operano sui gasdotti e i fornitori russi e azeri. Il percorso previsto passerebbe attraverso la ZEE cipriota (Zona Economica Esclusiva), prevedendo la risoluzione diplomatica bonaria dell’ancora in atto della controversia tra Cipro e Ankara.

Le altre opzioni di esportazione per il gas israeliano vedono un gasdotto terrestre tra l’Egitto e la Giordania o un collegamento di un gasdotto sottomarino a un impianto di Gnl in Egitto, da dove il gas potrebbe essere liberamente esportato nel mercato globale; quest’ultima opzione sembra più accettabile.

Il Ministero dell’Energia israeliano ha recentemente annunciato di essere in trattativa con l’Unione Europea sulla possibilità di utilizzare a tale scopo i due impianti di Gnl dell’Egitto. Come punto di partenza, le infrastrutture esistenti verrebbero utilizzate per spedire 1-2 miliardi di metri cubi nell’arco della prossima stagione invernale.
L’obiettivo diplomatico è raddoppiare tale importo entro diversi anni.

“L’Egitto ha due impianti di liquefazione del gas ed è in grado di esportare gas in Europa, dove ha le strutture per la rigassificazione”, ha affermato la scorsa settimana il Direttore generale del Ministero dell’Energia Lior Schillat. “L’UE ha chiesto ufficialmente l’aiuto di Israele per superare la crisi energetica”.

La cooperazione tra Israele e l’UE è un accordo a lungo termine, afferma Schillat, poiché si prevede che l’Europa avrà bisogno di una fornitura costante per anni per sostituire il gas russo.

Abele Carruezzo