Le Filippine protestano per gli atti “illegali” della Cina

Motovedetta della Chinese Coast Guard in missione nei pressi dell’atollo conteso

La Guardia Costiera filippina accusa la Cina di “manovre a distanza ravvicinata” in un mare conteso.

Manila. Nuova e vibrata protesta da parte del Ministero degli Esteri delle Filippine che ha presentato una nota diplomatica contro le attività marittime della Cina all’interno della Zona Economica Esclusiva di 200 miglia di Manila.

Questa di ieri è stata la seconda protesta diplomatica del Ministero, che si è aggiunta a oltre 300 denunce presentate contro le attività “illegali” di Pechino nel Mar Cinese Meridionale.

La Cina si è impegnata nella “pesca illegale”, mentre le navi della Guardia Costiera cinese hanno seguito/scortato le imbarcazioni filippine in missione di rifornimento intorno all’atollo contestato.

Il Ministero degli Esteri filippino afferma che la Cina non ha il diritto di pescare, monitorare o interferire con le attività legittime delle Filippine in quelle zone esclusive del Mare Meridionale della Cina.

Intanto, a questa nuova denuncia, l’Ambasciata cinese a Manila non ha risposto immediatamente e non proferito nessun commento.

Da parte del Ministero si afferma che le azioni cinesi hanno avuto luogo presso il Second Thomas Shoal, rivendicato sia da Pechino che da Manila e si trova a 105 miglia nautiche (195 km) al largo della provincia di Palawan nelle Filippine.

A novembre scorso, le Filippine hanno interrotto una missione di rifornimento nell’atollo dopo che tre navi della Guardia Costiera cinese hanno bloccato e utilizzato cannoni ad acqua su imbarcazioni di rifornimento.

La Cina rivendica ampie zone del Mar Cinese Meridionale e continua ad affermare la sua presenza nella via navigabile strategica, nonostante una sentenza arbitrale nel 2016 invalida la pretesa di Pechino.

Abele Carruezzo