ONU: i pirati nigeriani passano dal rapimento di marittimi al furto di petrolio

(I militari della Marina italiana rispondono ad un attacco pirata a bordo della nave da carico Zhen Hua 7-foto archivio)

I pirati della Nigeria sembrano aver cambiato strategia: non più sequestro di marittimi, ma rubare petrolio e pescare illegalmente.

New York. L’area del Golfo di Guinea sta assistendo a un cambiamento nelle dinamiche della pirateria, con le reti criminali che si allontanano dal prendere di mira la navigazione commerciale e passano al bunkeraggio di petrolio, al furto e alla pesca illegale, dando dei segnali alla comunità globale di rimanere sempre vigile.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) è stato informato che, nonostante un calo significativo degli incidenti di pirateria nel Golfo di Guinea negli ultimi tempi, è ancora necessaria un’azione più incisiva per affrontare le mutevoli dinamiche della pirateria nelle vaste acque.

I gruppi criminali non sono scomparsi, ma sono passati ad altre attività. L’ultimo rapporto della Segreteria generale del Dipartimento per gli Affari politici e di Peacebuilding (DPPA-ONU) sulla pirateria nel Golfo di Guinea rileva che le mutevoli dinamiche richiederanno una maggiore risposta non solo da parte dei paesi della regione, ma anche da partner internazionali.
La recente diminuzione dei casi di pirateria – si legge nel rapporto – può essere in parte attribuibile allo spostamento delle reti criminali verso altre forme di criminalità marittima e fluviale, come il bunkeraggio di petrolio e il furto, che probabilmente considerano siano meno rischiose e più redditizie.

La Nigeria sta assistendo a un’impennata senza precedenti di casi su larga scala di furto di petrolio e vandalismo agli oleodotti, i cui impatti hanno paralizzato l’industria petrolifera del paese, con la produzione nei mesi di agosto e settembre che è crollata al di sotto di un milione di barili al giorno (bpd), il livello più basso degli ultimi decenni.
Un’indagine del Senato del paese nigeriano stima che i diffusi casi di furto abbiano portato la Nigeria a perdere più di 2 miliardi di dollari durante i primi otto mesi di quest’anno.

Un tempo focolaio di pirateria marittima, il Golfo di Guinea ha registrato un drastico calo degli incidenti grazie agli sforzi concertati delle Autorità nazionali sostenute da partner regionali e internazionali, sia a terra che in mare. Azioni come l’aumento dei pattugliamenti, il dispiegamento di mezzi navali, il coordinamento rafforzato e le condanne sono serviti da deterrente per le reti criminali.

L’Ufficio Marittimo Internazionale sostiene che sebbene gli episodi di pirateria globale e di rapina a mano armata abbiano raggiunto i livelli più bassi dal 1992, il mondo non può permettersi di distrarsi, in particolare nel Golfo di Guinea. Dei 90 incidenti segnalati nei primi nove mesi del 2022, 13 si sono verificati nella regione del Golfo di Guinea rispetto ai 27 dello stesso periodo del 2021.

Gli Stati e i loro partner regionali e internazionali dovranno accelerare gli sforzi per stabilire la sicurezza nella regione, come tracciato nel Codice di Yaoundé di condotta, firmato nel giugno 2013. Il Codice, che si avvicina al suo decimo anniversario, promuove la condivisione e la segnalazione d’informazioni, l’interdizione di navi sospette, assicurando l’arresto e il perseguimento penale, armonizzando la legislazione nazionale, garantendo risorse per la sicurezza marittima e delineando la responsabilità dello Stato di pattugliare le aree di ancoraggio. Tra le recenti misure per condurre una guerra coordinata contro le reti di pirateria figurano la firma di un accordo per l’istituzione di un ‘Centro Multinazionale di Coordinamento Marittimo’ per una zona che comprende Capo Verde, Gambia, Guinea-Bissau, Mali e Senegal e lo svolgimento di un’esercitazione marittima che coinvolga 17 dei 19 paesi che si affacciano sul Golfo di Guinea.

Abele Carruezzo