Operazioni ‘ship to ship’ del petrolio, l’IMO discuterà una proposta per bloccarle

(Foto courtesy, archivio IMO)

Londra. Gli Stati membri dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) discuteranno una proposta per reprimere i trasferimenti da ‘nave a nave’ alla prossima riunione del Comitato Legale dell’organismo delle Nazioni Unite questa primavera.

Sulla scia delle sanzioni contro la Russia, il volume dei trasferimenti da nave a nave è aumentato vertiginosamente, con la Russia che ha prelevato carichi dalle sue coste su navi cisterna più piccole e poi dislocati su navi più grandi, prima di dirigersi verso paesi come India e Cina.

Una prassi che ha allarmato molti Governi per i potenziali rischi ambientali posti. Australia, Canada e Stati Uniti hanno inviato all’IMO una comunicazione congiunta sollevando preoccupazioni per il regime globale di responsabilità e risarcimento relativo all’aumento dei trasferimenti da nave a nave in mare aperto.

La richiesta sostiene che questi trasferimenti minano l’ordine internazionale basato su regole, aumentano il rischio di inquinamento per gli Stati costieri vicini e minacciano anche il regime di responsabilità condivisa e di risarcimento stabilito nella Convenzione sulla Responsabilità Civile del 1992 e nella Convenzione del Fondo del 1992 e nel suo Protocollo sul Fondo supplementare .

La presentazione della proposta sostiene inoltre che l’aumento dei trasferimenti da nave a nave, sostenuti dalla Russia, mina il principio fondamentale del regime ‘chi inquina paga’ se le cosiddette navi ‘ombra’ e gli armatori coinvolti non possono essere identificati e ritenuti responsabili per i danni causati dal petrolio trasportato a bordo delle loro navi.

“Queste pratiche rischiose espongono ingiustamente i Governi e le Autorità nazionali e locali a subire un impatto/costi di sorveglianza, di risanamento e di risarcire le vittime laddove nessun fondo di compensazione internazionale o nazionale può farlo”, afferma la nota di presentazione.

Australia, Canada e Stati Uniti chiedono agli Stati di bandiera di garantire che le navi cisterna battenti la loro bandiera aderiscano alle misure che vietano o regolano legalmente i trasferimenti da nave a nave e che tali navi aderiscano ulteriormente allo spirito dei requisiti di sicurezza delle convenzioni IMO e praticare standard di spedizione sicuri per ridurre al minimo il rischio di inquinamento da idrocarburi.

Inoltre, i tre paesi hanno suggerito che gli Stati di bandiera dovrebbero prendere in considerazione l’obbligo per le loro navi di aggiornare i manuali delle operazioni da nave a nave per includere la notifica al proprio Stato di bandiera quando sono impegnate in un’operazione in mezzo all’oceano.

I tre paesi hanno invitato, ancora, gli Stati portuali a garantire l’applicazione delle convenzioni sulla sicurezza e sulla responsabilità su queste navi e garantire che le operazioni di trasferimento da nave a nave siano condotte in conformità con i requisiti di sicurezza applicabili nelle convenzioni IMO.

Infine, la presentazione suggerisce che, qualora gli Stati di approdo dovessero venire a conoscenza di eventuali navi ‘ombra’ dovrebbero prendere in considerazione l’idea di sottoporre tali navi a ispezioni rafforzate come autorizzato e notificare l’Amministrazione di bandiera della rispettiva nave, se del caso.

Nell’ultimo anno sono emersi hotspot di trasferimento da nave a nave nel sud-est asiatico, al largo di Kalamata in Grecia e al largo di Cueta, un avamposto spagnolo sulla costa nordafricana.

Questa modalità operativa, di trasferire petrolio da nave a nave, ha suscitato l’interesse delle Autorità di Regolamentazione dell’UE, soprattutto perché molte petroliere collegate alla Russia ora utilizzano assicuratori alternativi. Le possibilità di ottenere un compenso da un nuovo fondo assicurativo sostenuto dal Governo russo in caso d’incidente e fuoriuscita da nave a nave non sono chiare.

La società di analisi dati israeliana, Windward, ha dettagliato come Ceuta, una città spagnola autonoma sulla costa settentrionale dell’Africa, sia cresciuta come hub per il petrolio russo nell’ultimo anno. Confinante con il Marocco, Ceuta si trova lungo il confine tra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico. L’area è anche conosciuta come un hub per il traffico di droga.

Abele Carruezzo