Ma i porti italiani sono pronti ad accogliere naviglio a propulsione nucleare?
Brindisi. A conclusione di una settimana de ‘I colori dell’energia’, ospitata dallo SNIM, abbiamo assistito ad un ‘think tank’ internazionale di tutto rispetto ed in particolare quello sul tema: “Il ruolo del nucleare per la sostenibilità e la sicurezza energetica: la sfida di domani … o di oggi?”
Il dibattito attorno all’energia nucleare sta generando – di nuovo in Italia – posizioni polarizzate che incidono nelle scelte strategiche italiane in campo energetico e industriale. Parlando di nucleare – spettro di colori completo – Brindisi apre il futuro dell’energia, cercando di declinare il nucleare senza ideologia, ma per sostenere una decarboniczzazione che integra altre fonti energetiche e con applicazioni in diversi settori dall’uso locale delle città alle industrie energivore, all’aeronautica, al naviglio marittimo e alle infrastrutture portuali.
Ha iniziato Giuseppe Zollino, Prof. Ing. Facoltà di Ingegneria di Padova, che ha esortato tutti ad aver ‘coraggio’ nell’investire nel nucleare non domani, ma oggi, visto che per anni abbiamo importato elettricità dalla Francia. Anche perchè oggi si parla di nucleare di ultinma generazione e manovre come Cernobil non saranno più possibili.
L’Ing. Luca Mastrantonio, Ad di Nuclitalia, ha ricordato che Enel, Ansaldo Energia e Leonardo hanno formalizzato la costituzione di Nuclitalia, società che si occuperà dello studio di tecnologie avanzate e dell’analisi delle opportunità di mercato nel settore del nuovo nucleare.
Nuclitalia avrà il compito di valutare i design più innovativi e maturi del nuovo nucleare sostenibile, con un focus iniziale sugli Small Modular Reactor (SMR) raffreddati ad acqua. Il processo includerà la definizione dei requisiti specifici per il nostro sistema Paese e la selezione delle soluzioni più promettenti sulla base di un’approfondita analisi tecnico-economica. La società esaminerà inoltre le opportunità di partnership industriali e di co-design con un approccio fondato su innovazione, sostenibilità ambientale ed economica e valorizzazione delle competenze della filiera italiana.
Francesca Mariotti, Presidente ENEA, ha detto che in Italia non si è mai fermata nella ricerca sul nucleare, sottolineato che oltre al coraggio, oggi, se effettinvamente si vuole investire nel nucleare – ed ENEA è pronta con studi, ricerca e progetti – occorre una corretta informazione e soprattutto formazione.
Poi, rivolgendosi al ai vari Ministeri di settore, ha ricordato che il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare un disegno di legge che conferisce al governo una delega per regolamentare il “nuovo nucleare sostenibile”, con l’obiettivo di integrare questa fonte nel mix energetico nazionale. “Si punta a garantire la decarbonizzazione e la sicurezza energetica, in linea con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC). E questo vuol dire uno Stato ‘libero’ da dopendenze energetiche – ha aggiunto la presidente di ENEA. L’Italia, grazie a collaborazioni internazionali e alla ricerca di ENEA, è ben posizionata soprattutto sugli Advanced Modular Reactor (AMR), che potrebbero darle un vantaggio competitivo nel mercato globale.
Andrea Testi, New Nuclear Task Force Coordinator and Senior Technology Advisor Edison, ha illustrato i programmi di Edison che da sempre si è interessato a progetti sul nucleare.
Anche per Edison la comunicazione deve essere chiara e basata su dati certi. Entro la fine 2025 si prevede l’approvazione della legge delega e nei 12 mesi successivi l’emanazione dei decreti legislativi.
Per il prossimo decennio, Testi ha sviluppato i costi, tecnologie e impianti operativi. Il 2030 è visto come traguardo realistico per i reattori di nuova generazione. Sono reattori di terza generazione avanzata e, in prospettiva, di quarta generazione, come i piccoli reattori modulari (Small Modular Reactor, SMR) e i reattori avanzati a metallo liquido della quarta generazione. Gli Advanced Modular Reactor – AMR – previsti operativi entro il 2040 – utilizzano nuovi sistemi di raffreddamento (es. piombo liquido) e combustibili innovativi per offrire prestazioni e soluzioni migliori (temperature più elevate per applicazioni non elettriche e chiusura del ciclo del combustibile e quindi della gestione dei rifiuti nucleari).
Ugo Patroni Griffi, Prof. Infrastrutture e logistica sostenibile UNIBA, ha parlato di convergenza tra portualità ed energia nucleare e che rappresenta una delle frontiere più promettenti e al contempo complesse del panorama energetico contemporaneo. L’avvento dell’intelligenza artificiale e l’automazione spinta nei moderni scali portuali hanno radicalmente trasformato il profilo energetico di queste infrastrutture strategiche, imponendo una riconsiderazione profonda dei modelli energetici tradizionali.
“I cosiddetti “smart ports” – ha aggiunto Patroni Griffi – richiedono oggi un’alimentazione energetica stabile, continua e a zero emissioni per sostenere data center, flotte di veicoli autonomi, gru automatizzate e infrastrutture di comunicazione avanzate. Importante il confronto tra i porti di Rotterdamm, Singapore e Amburgo. Si rimanda in allegato per gli apporfondimenti.
Tutti gli interventi non hanno affrontato una mitigazione del ‘rischio’ e come realizzarla, riferita anche alle navi a propulsione nucleare.
E’ inutile nascondere che la flotta statunitense è presente nel Mar Mediterraneo con due sottomarini a propulsione nucleare; si aggiungono i sottomarini nucleari francesi e inglesi che spesso partecipano a esercitazioni congiunte della Nato; in più ci sono anche sottomarini nucleari russi. Queste unità, oltre alla propulsione nucleare, trasportano missili balistici a testata nucleare Trident, vere e proprie armi di distruzione di massa. E i porti italiani sono utilizzati spesso per la sosta di tali unità militari.
Nel “Piano di emergenza per le navi militari a propulsione nucleare”, elaborato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione civile (luglio 1996), i porti che possono accogliere naviglio a propulsione nucleare sono quelli di Augusta, Brindisi, Cagliari, Castellamare di Stabia, Gaeta, La Spezia, La Maddalena, Livorno, Napoli, Taranto, Trieste e Venezia. In questi porti esistono già i piani d’emergenza per le navi militari. La scelta è caduta su quei porti che la Marina Militare italiana trova sede e accoglienza. Sono ‘piani’ basati su dati tecnici relativi ai propulsori nucleari, resi noti dalle Autorità Militari; ma non fanno cenno alle questioni civili per quei porti. E la Puglia offre due porti in elenco: Brindisi e Taranto.
Nel novembre 2024, il Ministero della Difesa ha avviato un progetto per implementare moduli nucleari di nuova generazione nel settore navale militare. Si tratta del progetto “Minerva” (Marinizzazione di Impianto Nucleare per l’Energia a bordo di Vascelli Armati) del Piano Nazionale della Ricerca Militare della Direzione degli Armamenti Navali del Ministero della Difesa e solo lo studio preliminare costerà 2,1 milioni di euro.
Il bando è stato vinto da un’associazione d’impresa guisdata da Fincantieri con Cetena (Centro di ricerca in campo marittimo con sede a Genova), Ansaldo Nucleare, specialista nella progettazione di reattori, RINa Services (multinazionale di certificazione, classificazione navale e consulenza ingegneristica con sede a Genova) e l’Università degli Studi di Genova. Lo studio dovrebbe terminare nel 2027 quando inizierà la costruzione di alcune unità a propulsione nucleare.
Osservazione: Gli Enti (Prefettura, Comune e Dipartimento della Protezione Civile, AdSP e altri) hanno l’obbligo di predisporre i piani di emergenza; obbligo normato dalla UE, riguarda solo il ‘rischio’ per i militari e nulla viene prosdisposto per una città che opsita quel particolare porto; da menzionare che dobrebbero tenersi anche delle esercitazioni da parte dei cittadini come prescrive legge sin dal 1995 (art. 126, d.lgs. 230/1995) in attuazione delle direttive europee EURATOM in materia di radiazioni ionizzanti.
La popolazione deve, inoltre, essere regolarmente informata e regolarmente aggiornata sulle misure di protezione sanitaria a essa applicabili nei vari casi di emergenza prevedibili, nonché sul comportamento da adottare in caso di emergenza nucleare (art. 130 decreto legislativo n. 230/1995 e successive modifiche ed integrazioni). Non sappiamo quanta formazione professionale è stata offerta ai medici per una prevenzione e contrrollo di radioattività, soprattutto durante la sosta in porto e/o in rada di tali unità a propulsione nucleare.
Concordiamo che la comunicazione deve essere precisa e scientifica, in linea con quanto affermato durante la settimana de ‘I colori dell’energia’.
La redazione de Il Nautilus, nel ringraziare il Prof. Patroni Griffi, pubblica in allegato la sua relazione completa, correlata di slide, prima in Italia su un tale tema, per chi volesse approfondire lo studio.
Abele Carruezzo














