Per la nave Costa Concordia, affondata nei pressi dell’Isola del Giglio nel gennaio del 2012, provocando la morte di 32 passeggeri, i tempi per la sua demolizione si stringono: conferenza dei servizi tra enti preposti ed annuncio ufficiale il prossimo 15 giugno; il 20 luglio rigalleggiamento completo e poi il trasferimento a rimorchio per 150 miglia di navigazione nel porto di Genova.
Decadute tutte le candidature di porti e città (Piombino, La Spezia, Civitavecchia, Palermo, Taranto, oltre ai porti della Grecia, Cipro e della Turchia), il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, va “avanti veloce” e propone operativamente Genova-Voltri, nell’attesa dell’ufficialità nei prossimi giorni; scelta più adeguata dal punto di vista tecnico e la più sicura per la salvaguardia dell’ambiente. Quindi no ad una soluzione politica, ma tecnica; anche perchè le professionalità per garantire successo operativo a quest’ultima fase del relitto Concordia non si ottengono con “primarie” elettorali; perciò alla città marinara di Genova si stanno riconoscendo tutte le capacità professionali tecnico-marittime.
“Ho sempre lavorato in questa direzione, ha detto il ministro Gallanti, perché credo che la Concordia, da tragedia nazionale, debba diventare una possibilità di riscatto per il nostro Paese. Francamente che venga smaltita in Italia è un atto dovuto”. La Carnival-Costa Crociere ha rinunciato al pre-contratto con la Dockwise, Agenzia che gestisce la Vanguard, nave supply di proprietà olandese, semi-sommergibile lunga 275 metri che avrebbe potuto “imbarcare” la Concordia per il trasferimento verso un porto straniero. Mentre ora l’operazione di trasferimento nel porto di Genova, sarà condotta dalla Titan Micoperi, società che ha già guidato il parbuckling (il raddrizzamento) dello scafo.
E’ dell’altro ieri, la notizia che il Gruppo Costa sta lavorando con i propri legali e assicuratori alla sottoscrizione del contratto di affidamento ai Gruppi San Giorgio, Cantieri Mariotti e Saipem, in collaborazione con l’Autorità Portuale di Genova, il processo di smantellamento del relitto. Dal punto di vista tecnico, l’operazione consisterà di tre fasi: a) trasferimento: tre giorni di navigazione per 150 miglia tramite grandi rimorchiatori con cavi lunghi fino ad un chilometro, e con velocità tra due e tre nodi; atterraggio-attracco: questa operazione avverrà sotto la sorveglianza e conduzione dei piloti a partire dalle acque portuali di Genova fino all’accosto della Diga di Voltri; smantellimento-demolizione: quest’ultima fase è suddivisa in due parti; la prima si svolgerà nel nuovo scalo di Voltri per liberare la nave di tutto quello che non potrà essere smaltito come “ferro”, denominata appunto di “stripping” (liberarla degli arredamenti, impiantistica e strumentazioni) e sarà gestita dalla Compagnia Unica portuale genovese. Lo stripping serve soprattutto per liberare la nave di pesi al fine di guadagnare ulteriore riserva di galleggiabilità; portare cioè il relitto dal suo pescaggio di 18,5 metri ai nuovi 15,00 metri.
La seconda parte, conclusiva, detta di demolizione, la nave verrà condotta alla banchina “ex superbacino”, nell’area industriale delle riparazioni navali nel porto di Sampierdarena, dopo il dovuto ulteriore dragaggio del fondale, e consegnata al neo costituito gruppo per la demolizione: Saipem del Gruppo Eni e da due cantieri, Mariotti e San Giorgio, facenti capo all’unica holding “Gin”, operante anche nel porto di Marsiglia. Valore dell’intera operazione si aggira interno ai 100 milioni di euro, a fronte dei 40 milioni relativi al progetto turco; però non erano garantiti tutti i requisiti di salvaguardia dell’ambiente. L’unico interrogativo: il trasferimento, a partire dal prossimo 20 luglio in piena stagione turistica e balneare dell’Isola del Giglio, sarà possibile? Sì.
Abele Carruezzo