I “sindaci” di mare

Passare da una pianificazione portuale autonoma ad una di interazione con il piano urbanistico di una città non è facile, anche se la legge 84/94 ne ha dato facoltà. In molte città portuale questo passaggio è avvenuto in modo frammentario, anzi direi per “eventi” istituzionali e non.

A volte l’interazione fra “piani” ha generato delle conflittualità fra le amministrazioni preposte e dedicate alla pianificazione urbana e portuale. Per dirla in breve, le varie amministrazioni comunali tentano di proporre la propria azione urbanistica all’interno dei confini portuali; ne danno dimostrazione i vari programmi elettorali dei candidati a “sindaco” che concorrono per le amministrative di maggio prossimo a Brindisi: una città portuale e contemporaneamente un città di mare.

Alcune sono proposte disarticolate, al di fuori di una strategia complessiva; altre diversamente urbanistiche dal punto di vista portuale. Qualcuno, doveva pur dire, all’avvocato, al giornalista, all’imprenditore, al ricercatore, al vice sindaco, che la strategia deve essere chiara e praticabile in grado di cogliere il nuovo nesso tra l’economia portuale e quella urbana, tra l’identità del porto e quella della città. La pianificazione delle aree portuali, nonostante qualche indicazione introdotta dalla legge 84/94 (art .5), si studia, si propone e si realizza ancora in un modo tradizionale con la redazione dei piani operativi triennali in riferimento ai piani portuali vigenti.

L’epoca in cui il porto era un momento statico, di sosta per lo scarico e l’imbarco delle merci, è tramontata; ora l’area portuale è sempre più un anello di una catena trasportistica continua. In questa prospettiva, i candidati “sindaco” devono riflettere per evitare “errori” del passato. I porti, oggi, hanno bisogno di disporre di spazi flessibili per adeguarsi non solo “fisicamente” alle nuove esigenze del ciclo trasportistico, ma  anche alle esigenze del mercato e alle sue rapide trasformazioni.

Ed allora pensare di concertare i due piani, portuale e cittadino, diventa importante per eventuali destinazioni d’uso di alcune strutture insediate nel porto interno di Brindisi e che nel passato hanno condizionato pesantemente l’immagine della città: strutture militari (Arsenale ad ovest e zona “nafta” ad est; i silos per cereali a fil di banchina; banchina “Posillipo”deposito boe e catene, ecc.). Ricongiungere questi siti e ri-funzionarli sia dal punto di vista urbano e portuale è legittimo per una città di mare, al fine di una ricomposizione del paesaggio storico brindisino: “la storia si riappropria delle sue scene”. Così sta avvenendo per il rifacimento del lungomare.

Abele Carruezzo
Foto: Simone Rella