David Cameron apre la conferenza sulla Somalia

La Somalia, un paese con 3.300 km. di costa non protetti, sta subendo la massiccia presenza di pescherecci europei ed asiatici  che con tecnologie industriali  stanno saccheggiando le ricche risorse ittiche della regione; flotte pescherecce, vere e proprie navi-officina.

Non potendo pescare in Mediterraneo per over-sforzo di pesca, stanno dominando una delle zone di pesca più ricche rimaste al mondo. Questo è quanto si legge nel Report pubblicato ieri dal Global Policy Forum; il rapporto, scritto da Suzanne Dershowitz e James Paul, anticipa la conferenza internazionale sulla Somalia che si terrà domani 23 febbraio a Londra.

Con parole chiare i pescherecci stranieri vengono definiti “criminali” perché praticano una pesca illegale e non regolamentata. La conferenza sarà ospitata favorevolmente dal Primo Ministro britannico David Cameron, nonostante i vari insuccessi della politica internazionale verso la Somalia operati dall’Unione Africana e dalle Nazioni Unite.

Saranno presenti 40 governi di Stato insieme ai rappresentanti delle nazioni Unite, l’Unione Africana, l’Unione Europea, la banca Mondiale, l’Inter-Governamental Authority per lo sviluppo, l’Organizzazione della Conferenza Islamica e la Lega degli Stati Arabi. La Gran Bretagna ha inoltre invitato i rappresentanti delle Istituzioni federali transitorie della Somalia, così come i presidenti di Somaliland, Puntland, Galmudug e Ahlu Sunnah wal Jamaah.

La situazione è complessa dopo circa 20 anni di “non democrazia” e negazioni dei diritti umani; è giunto il momento di rendere alla Somalia una aspettativa civile verso l’autodeterminazione del proprio popolo per cui è necessario un “cambiamento” radicale da parte della politica internazionale e soprattutto da parte dei leader politici della Somalia stessa. Il rapporto sottolinea la connessione tra le battaglie al largo delle coste somale con le crisi on-shore del Paese sotto la presenza continua di forze armate straniere.

Oggi sono diversi interessi che muovono una certa presenza di forze straniere a prevalere sulla Somalia: riserve minerarie di ferro, stagno, uranio, rame ed altri metalli; depositi di gas naturale e circa 5-10 miliardi di barili di riserve di petrolio greggio (al valore di circa 500 milioni di dollari); materie prime che portano gli USA, aziende australiane, canadesi e cinesi ad interessarsi alla Somalia e non certo per aiutare queste popolazioni.

Dopo anni di impiego delle flotte navali di alcune delle maggiori potenze, e nonostante i loro sofisticati sistemi elettronici di sorveglianza aerea, non sono riusciti a debellare il fenomeno “pirateria”; anzi in quest’ultimi anni sono aumentati gli attacchi a navi mercantili; e comunque negativa è stata la loro azione anche nei confronti della pesca illegale e i cosiddetti dumping tossici.

Anzi, nel report si legge che la pesca illegale e il dumping tossico provocano la pirateria al punto che ha portato alcune famiglie somale ad approvare la pirateria come una forma legittima di difesa nazionale. Tutti si aspettano, da questa conferenza internazionale, una migliore risposta alla crisi della Somalia, soprattutto fermare l’escalation della violenza in atto in quella regione. Basta studiare il fenomeno con approcci “olistici”; oggi occorre fare ha garantito David Cameron, non più descrizione del fenomeno.

Abele Carruezzo