Confitarma: nota sui marò

In questi ultimi giorni, a seguito dei recenti avvenimenti della vicenda dei Maro’,  l’attività del presidente degli armatori Paolo D’amico è stata intensa. Confitarma, con una nota del 29 marzo, esprime la sua delusione per  l’ intera vicenda. Così Paolo D’amico lancia ”un grido d’allarme” per ”la proposta di qualche eminente esponente del Parlamento, di sospendere gli accompagnamenti militari dei mercantili italiani fino a che non saranno cambiate le regole”.

Solo qualche settimana fa col comunicato stampa del 13 marzo lo stesso presidente degli armatori  esprimeva soddisfazione per la decisione del governo di non  far rientrare in India i due fucilieri di marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone , auspicando, al tempo stesso che l’intera vicenda potesse essere risolta con una soluzione amichevole in via giudiziaria o arbitrale, come d’altronde è previsto dalla convenzione del mare nel pieno rispetto del diritto internazionale.

Il disagio è evidente e non può far altro che dimostrarlo ricordando che “l’industria armatoriale italiana svolge un’ attività strategica a beneficio del sistema economico del nostro Paese, assicurando rifornimenti di materie prime per conto di importanti noleggiatori quali Eni ed Enel e trasporti in import/export di prodotti finiti. Sulle rotte dell’Oceano Indiano, infestate dai pirati, viaggia il 30% dei carichi mondiali di petrolio e quasi il 20% del commercio mondiale”. Aggiunge, specificando quale sia il ruolo dello stato, “è tenuto a garantire la sicurezza degli equipaggi sulle navi italiane e degli interessi nazionali, nonché a tutelare la libertà dei traffici internazionali. Molte Marine militari, compresa la nostra, sono impegnate in tale attività nell’area a rischio pirateria”.
La tutela dell’ equipaggio e gli interessi economici  da proteggere sono considerevoli, basti ricordare che dal 2005 al 2012 nell’area dell’Oceano Indiano sono state attaccate ben 41 navi italiane e 4 di queste sono state sequestrate dai pirati somali. Il sequestro più lungo è stato quello della nave Savina Caylyn che ha costretto il suo equipaggio ad una prigionia di 316 giorni .
Ogni giorno ,secondo il presidente di Confitarma , sono a rischio fino a 10 navi mercantili italiane con notevoli rischi sia per l’equipaggio che per le navi .

La nota del 29 marzo continua dicendo “L’attività delle forze navali non è però sufficiente a coprire un’area geografica così ampia e quindi la maggior parte degli Stati hanno deciso di difendere le loro flotte mercantili consentendo anche l’imbarco di team armati a bordo – ha aggiunto il presidente degli armatori -. In particolare, l’Italia con la Legge n.130 del 2 agosto 2011 ha consentito il ricorso ai Nuclei Militari di Protezione e, in via complementare, di team armati privati. Forse non tutti sanno che anche la Francia e i Paesi Bassi consentono l’imbarco di militari a bordo di navi mercantili: la Francia prevede a carico degli armatori solo i costi di vitto e alloggio, mentre l’Olanda ha adottato un sistema equivalente a quello italiano”

Il ruolo dei fucilieri di marina è dunque di vitale importanza per assicurare una protezione necessaria . Dall’entrate in vigore della legge sugli accorpamenti militari dove erano previste misure urgenti  antipirateria,  a detta di Confitarma sono state assicurate circa 160 protezioni a naviglio italiano e relativo equipaggio . Il presidente Paolo D’amico afferma “Oggi siamo tornati ai livelli del 2007: sono soltanto due le navi sequestrate ancora nelle mani dei pirati somali”

 

Giampiero Campagnoli