OPEC: petrolio, mercato, competizione, prezzo sostenibile

In un clima di austerità per l’Europa e di recessione per gli Stati come Grecia, Spagna, Portogallo e Italia, Organization of the Petroleum Exporting Countries (OPEC) sta colonizzando il futuro di molte industrie, grazie alla sua politica di “cartello” sul prezzo del petrolio. Secondo l’ultimo studio pubblicato da Bassam Fattouh e Lavan Mahadeva dell’Istituto per l’Energia di Oxford, l’influenza dell’OPEC sul prezzo del petrolio si nota solo nel breve periodo, ma non è certo che il suo potere possa influenzare i prezzi sul lungo termine.

Lo studio esamina come la strategia del “cartello” ed il potere di influenzare i prezzi del petrolio hanno subito delle variazioni nel corso del tempo a seconda delle condizioni del mercato e delle interazioni tra i membri dell’OPEC.  Si tratta di una revisione generale di tutta la storia del “cartello” da quando, nel lontano 1960, l’OPEC fu istituita con l’obiettivo di garantire “prezzi equi e stabili” per i produttori di petrolio. Lo studio si pone essenzialmente una domanda: come il “cartello” opererà nel prossimo decennio e se potrà  sostenere l’attuale prezzo del barile a 110 $?

Fattouh e Mahadeva, autori dello studio, sostengono una certa asimmetria dei prezzi del petrolio a breve termine in quanto l’obiettivo chiave dell’OPEC è quello di evitare il calo dei  prezzi al di sotto di un certo livello ritenuto accettabile da parte dei suoi membri, piuttosto che evitare l’aumento dei prezzi sopra determinati livelli. Per rendere questo concetto più chiaro, gli autori hanno paragonato l’OPEC ad una bustina di tè:  funziona meglio in acqua calda, quando i prezzi sono in calo e i membri sono in difficoltà; quando i prezzi sono alti, i membri lottano per concordare il prezzo e l’output di condivisione, relegando l’OPEC ai margini. “In un mercato in crescita, l’OPEC tende a soddisfare la domanda ai prezzi disponibili sul mercato determinato regolando la sua produzione, ma non tenta nessuna disponibilità per ridurre i prezzi – scrivono Fattouh e Mahadeva- .

I paesi dell’OPEC sono stati protetti da sempre da barriere  che derivano dall’essere proprietari e che controllano la maggior parte delle riserve di petrolio low-cost”. Su lungo termine, periodo che sarà caratterizzato dalla competizione,  si verificherà una strategia simile a quella applicata negli anni 1970/1980,  in cui l’OPEC limitandone la produzione, rischiò molto favorendone la concorrenza, con un aumento di produzione non-opec. Oggi ci troviamo, dopo la drammatica escalation dei prezzi del petrolio dal 2002,  con la produzione di petrolio che è in rapido aumento negli Stati Uniti, e le compagnie petrolifere stanno intensificando forniture supplementari attraverso l’America Latina, l’Africa, l’Artico e l’Asia; a fronte di aumenti di prodotti derivati e servizi, gli Stati Uniti, Europa e  Giappone si sono impegnati in un deciso sforzo per promuovere l’efficienza energetica e promuovere carburanti alternativi.

Soprattutto gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno emanato leggi che si tradurranno in tagli profondi alla benzina ed al consumo di gasolio entro il 2025. Anche nel settore dei trasporti, il loro mercato di riferimento, il ruolo dei carburanti derivati dal petrolio è sotto pressione crescente per via del basso costo del gas naturale; secondo Fattouh e Mahadeva “Tassazione, cambiamenti climatici e politiche di sicurezza energetica volta a ridurre la quota di petrolio nel mix energetico può erodere la posizione dell’OPEC a lungo termine, con conseguenti flussi di reddito più bassi”,  Dopo aver gustato una enorme escalation dei prezzi del petrolio e dei ricavi dal 2002, i membri dell’OPEC si devono chiedere se i livelli attuali di prezzo sono sostenibili, o il preludio di un altro periodo di prezzi bassi si renderà necessario per arrestare lo sviluppo di fonti di energie alternative. Sembra improbabile che l’OPEC sarà in grado di difendere l’attuale livello dei prezzi senza accettare una sostanziale riduzione della quota di mercato.

 

Abele Carruezzo