Indice di efficienza di una Autorità Portuale

Leggere un bilancio preventivo/consuntivo rimane sempre un esercizio didattico per addetti ai lavori. Grazie a particolari “indici” è possibile comprendere se gli obiettivi principali pianificati sono stati raggiunti da parte di un’azienda, un’industria, un Ente pubblico oppure un’Autorità. È il caso di un’Autorità portuale che dalla valutazione degli indici di efficacia e di efficienza è possibile confrontare piani e programmi pianificati. Si riporta una valutazione degli indici di efficienza da parte del ns collaboratore Dott. Eugenio Francioso

Però prima è bene ricordare che nelle relazioni del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti tanto le entrate correnti quanto le uscite correnti sono classificate e aggregate secondo due voci, entrate e uscite: le “Entrate proprie” e le “Uscite di funzionamento”; giusto per avere un indice di efficienza e del grado di autonomia finanziaria e gestionale di ogni singolo Ente e/o dell’intero “Settore Portuale Nazionale”. Questo consente di evidenziare attività correlate al volume di traffico, economico e commerciale (direttamente) e gestione dei beni demaniali amministrati (indirettamente) dalle varie Autorità portuali. Come una valutazione ex/ante e ex/post meritano le uscite di funzionamento, cioè quelle riferite al personale, acquisto di beni di consumo e servizi.

Un saldo positivo tra le entrate proprie e le uscite di funzionamento indica un risultato positivo in termini di autonomia finanziaria ed efficienza  gestionale del singolo Ente. Come ha sottolineato, ultimamente il Prof. Musso dell’Università di Genova: “il problema per una vera valutazione dell’efficienza della spesa pubblica  (e più in generale degli investimenti) nel settore portuale è un problema di alta complessità; hanno una natura variegata, poiché si distribuiscono in forma e quantità non facilmente riconoscibili, fra soggetti privati e società in generale, e dunque fra il mondo della ‘profittabilità’ e quello della ‘desiderabilità sociale’”. Il difficile rapporto fra “equità” territoriale  ed “efficienza tecnica” nell’impiego delle  risorse  pubbliche  per  i  porti  è  un classico dilemma.

Prof. Abele Carruezzo

 

Indici di Efficienza


L’indice di efficienza di un AP è definito dal rapporto tra le entrate correnti proprie e le spese correnti di funzionamento.

Tali dati, estraibili dal bilancio delle AP vengono di anno in anno rilevati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nella: “Relazione annuale sull’Attività delle AP”.
Prendendo da tali Relazioni Annuali del MIT i relativi indici di efficienza negli ultimi anni (2010-2016) si ha la seguente tabella 6:

Tale tabella consente di confrontare gli indici relativi alle diverse AP e porta a fare alcune considerazioni, la prima delle quali riguarda il ruolo che tale indice riveste. Infatti risulta essere poco rappresentativo della reale efficienza dell’Ente poiché soffre di effetti distorsivi che hanno a che fare con le diverse specificità di ogni AP. Tale indice fa riferimento ad un rapporto meramente economico che, quindi, prescinde dal grado di efficienza nella gestione dell’Ente.

Prendendo come esempio il caso dell’AP di Augusta, questa ha un indice di efficienza, nei diversi anni, nettamente al di sopra di qualsiasi altra AP, il che indurrebbe a pensare che la gestione della stessa rasenti la perfezione o, comunque, sia nettamente migliore delle altre AP.
Quanto sopra non vale a dire né che la gestione dell’AP di Augusta sia efficiente né che non lo sia, ma si vuole evidenziare una particolarità che rende lo stesso indice, a parer di chi scrive, generico e fuorviante in quanto riferito al solo rapporto economico.

L’AP di Augusta poteva contare da un lato su una struttura gestionale relativamente esigua (inferiore a 20 addetti a fronte dell’AP di Genova che invece ne conta 197) mentre dall’altro lato gestisce una grossa quantità di rinfuse liquide (circa 28-30 milioni di tonnellate) al servizio delle raffinerie limitrofe.

Pertanto Augusta si trova a ricevere una enorme quantità di tasse indipendentemente dalla gestione dell’Ente. Le stesse tasse risultano essere pari mediamente al 96-97% delle entrate correnti; i costi correnti relativamente esigui sia del personale che della gestione portano l’indice di efficienza a dei valori elevatissimi. Quindi tale criterio di calcolo dell’indice di efficienza, di valenza puramente economica, ha poco a che fare con la gestione efficiente dell’Ente.

Pertanto sarebbe opportuno, per meglio valutare la gestione delle AP, prendere in considerazione un indice che rispecchi un andamento della gestione più virtuoso per l’Ente.

Mettere in relazione altri elementi quali tonnellate movimentate annue, sistemi di supporto (retroportualità), connettività, ecc., sembra una scelta obbligata qualora si volesse dare una valenza effettiva all’ efficienza delle diverse AdSP. Probabilmente potrebbe svilupparsi un’analisi multi-criterio quali-quantitativo dando un peso sia alle diverse tipologie di traffico che alle nuove opportunità che vengono create dalle AdSP per l’economia del territorio di riferimento.

Vediamo di seguito nella tabella 7 le vecchie AP in ordine di efficienza media:

Analogamente all’esercizio fatto in precedenza in funzione del traffico merci, riproponiamo la stessa tabella 8 con le 15 AdSP
Tabella 8

Le due AdSP Pugliesi risultano rispettivamente al 7° posto per la Ionica ed al 13° posto per la Adriatica Meridionale.
La tabella 9 con 14 AdSP, ossia con le AdSP del mar Ionio e del Mare Adriatico Meridionale riunite sotto un’unica AdSP Pugliese.

Seguendo questa ipotesi, la AdSP Pugliese si ritroverebbe al 6° posto quanto ad efficienza media.

 

Eugenio Francioso