Disastro ambientale nel Mar Tirreno: migliaia di rotelline nere ritrovate lungo le coste di Formia e Gaeta

Allarme inquinamento sul litorale pontino. Quattromila rotelline nere in plastica hanno invaso le spiagge di Formia e Gaeta, creando l’ennesimo disastro ecologico nei nostri mari. A denunciare l’episodio il Movimento “Un’altra città” che ha presentato nei giorni scorsi un esposto alla Procura della Repubblica di Cassino e di Latina affinché vengano accertate eventuali responsabilità sull’accaduto e sulle cause che avrebbero portato migliaia di oggetti cilindrici neri in plastica a riversarsi su un tratto di costa di circa 21 Km, all’interno dei comuni di Formia (spiagge di Gianola-Sant’Janni e Vindicio) e di Gaeta (Gaeta medioevale, spiagge di Serapo e sant’Agostino).

Già nel mese di gennaio 2021, dopo molte segnalazioni dei cittadini, sono state organizzate giornate di ricerca che hanno permesso di raccoglierne circa 4.000 unità. L’origine di tali oggetti pare si tratti di supporti utilizzati dalla Veolia Water Technologie per la depurazione delle acque reflue civili. Come spiega “Un’altra città”, l’ipotesi più plausibile, è che si sia verificata una fuoriuscita di questi cilindri da uno o più depuratori presenti in prossimità di corsi d’acqua.

Immediata la replica della Acqualatina Spa, affidataria del servizio idrico integrato per l’ambito di Latina, nonché Partner della Veolia, che dichiara: “di tutti i depuratori che convogliano le acque depurate nel golfo di Gaeta, solo il depuratore di Itri utilizza una tecnologia (Mbbr) che coinvolge degli oggetti paragonabili a quelli ritrovati di recente sulle spiagge del litorale”. La società aggiunge, tuttavia che: “l’impianto di Itri è a circuito chiuso, senza possibilità di fuoriuscite, e dispone di una serie di barriere che impediscono fisicamente la fuoriuscita di eventuali oggetti”. Dunque, le cause delle migliaia di rotelline di plastica sparse sulle spiagge dovrebbero essere ricercate altrove. Ricordiamo come l’inquinamento causato dai rifiuti, in particolare quelli in plastica, possono arrecare gravi danni agli organismi marini, a causa dell’ingestione o intrappolamento, causando ad esempio la morte delle tartarughe marine.

Un’altra ipotesi plausibile potrebbe invece essere riconducibile alle intense e prolungate piogge di fine anno 2020, che potrebbero aver causato la tracimazione dei cilindri da uno dei depuratori e, una volta dispersi in mare, sarebbero stati riportati a riva dai forti venti di scirocco/libeccio e dalle mareggiate. Tale ipotesi non è supportata da prove documentabili, ma dalla certezza delle sorgenti di provenienza dei cilindri, cioè dai depuratori e dall’elevatissimo numero degli stessi ritrovati sulla spiaggia di Vindicio, afferma sempre il Movimento Un’altra Città.

La denuncia arriva anche dall’ex Sindaco di Formia, Paola Villa, che ricorda come questo non sia il solo caso isolato, ma già nel 2018 numerosi dischetti bianchi in plastica furono ritrovati sulla spiaggia di Vindicio. Dischetti che, come fu constatato, provenivano dal depuratore di Paestum, sempre gestito da Veolia. “Il nostro litorale – spiega Paola Villa – continua a pagare un prezzo enorme, e in particolar modo il lungomare di Vindicio”.

E’ importante, adesso, fare luce sull’accaduto soprattutto perché il Golfo dal 2010 è stato identificato come Area Sensibile, con vincoli e limiti a tutela delle acque, oltre ad essere presenti aree protette e di elevato valore per la biodiversità quali il Parco Regionale di Gianola e Monte di Scauri e il Parco Regionale di Monte Orlando a Gaeta.

Elide Lomartire