La crisi valutaria egiziana e lo stallo portuale

(Foto courtesy Alexandria Port Authority)

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Alessandria d’Egitto. Una grave crisi della valuta in Egitto sta causando un enorme arretrato nei porti del paese, dove sono bloccate merci per un valore di 9,5 miliardi di dollari, anche se il Governo s’impegna in misure disperate per facilitarne il rilascio ed evitare un aumento dei prezzi delle materie prime essenziali.

L’Egitto, che attraversa una prolungata crisi economica, esacerbata dall’invasione russa, oggi è aggravato anche da un sostanziale crollo della sterlina egiziana.

La valuta si è deprezzata di circa il 36% dall’inizio dell’anno. Nel periodo dall’uno al 23 dicembre, il Governo – che ha imposto restrizioni alle importazioni per risparmiare valuta estera – è riuscito a rilasciare merci per un valore di 5 miliardi di dollari. Altri carichi per un valore di 9,5 miliardi di dollari sono ancora trattenuti nei porti del paese in attesa della messa in sicurezza dei dollari necessari per il loro rilascio.

Viene data priorità ai prodotti alimentari, ai componenti per la produzione alimentare, ai medicinali e ai beni di produzione.

“I porti avevano merci per un valore di circa 15-16 miliardi di dollari fino alla fine di novembre, e abbiamo lavorato con la Banca Centrale e il settore bancario, e siamo riusciti a rilasciare merci per un valore di 5 miliardi di dollari dall’inizio del mese fino al 23 dicembre”, ha affermato Mostafa Madbouly, Primo Ministro egiziano in una nota alla stampa.

Il Presidente del Consiglio ha anche disposto la formulazione di un piano per liberare le rimanenti merci che intasano i porti del Paese, crisi aggravata dalle restrizioni all’importazione messe in atto dal Governo per conservare la valuta estera.
La carenza di valuta forte necessaria per far funzionare l’economia egiziana pesantemente importata ha influenzato le linee di approvvigionamento in quasi tutti i settori e ha provocato un forte aumento dei prezzi.

In qualità d’importatore netto di carburante e prodotti alimentari, l’Egitto è alle prese con la peggiore crisi economica degli ultimi anni. L’invasione russa dell’Ucraina ha causato sconvolgimenti macroeconomici di vasta portata, tra cui inflazione galoppante, deprezzamento della valuta locale e aumento dei tassi d’interesse.

La scorsa settimana, la Banca Centrale d’Egitto ha alzato i tassi d’interesse per la quarta volta di 300 punti base per contenere l’inflazione, che ha toccato il massimo di cinque anni del 21,5% a novembre.

Il Comitato di Politica Monetaria della Banca ha aumentato il tasso sui depositi overnight, il tasso sui prestiti overnight e il tasso dell’operazione principale rispettivamente al 16,25%, 17,25% e 16,75%. I depositi overnight (over, ‘sopra’, e night, ‘notte’; un deposito bancario è overnight se deve essere estinto il primo giorno lavorativo successivo a quello in cui è stato costituito, sicché la sua durata è di una sola notte) sono uno dei tipi principali di depositi interbancari, quei depositi che, anziché essere fatti da un cliente ad una banca, sono fatti da una banca ad un’altra o alla Banca Centrale.

A metà ottobre, l’Egitto si è assicurato un piano di salvataggio di 3 miliardi di dollari dal Fondo Monetario Internazionale per alleviare le pressioni sulla bilancia dei pagamenti del paese e affrontare altri squilibri macroeconomici.

L’Egitto è stato una delle maggiori vittime innocenti del conflitto Russia-Ucraina. Il paese è un importatore netto sia di carburante sia di prodotti alimentari e dipende enormemente dai turisti dell’Europa orientale per i guadagni in valuta. Complessivamente, l’Egitto importa il 62% del suo fabbisogno di grano, l’82% del quale proviene sia dalla Russia, sia dall’Ucraina. Nel 2021, l’Europa orientale ha rappresentato la metà degli otto milioni di turisti che hanno visitato il Paese, secondo i dati del Governo.

Abele Carruezzo