Lo shopping dei crocieristi

Non basta comprendere le abitudini e preferenze dei turisti per cercare di essere capaci di realizzare una domanda  turistica. Come non è sufficiente avere navi che scalano il porto per dichiararsi una “città turistica”.  Ultimamente, Risposte Turismo per Shopping Tourism Italian Monitor, in una sua dedicata riflessione (ricerca m1ndset), riporta che i crocieristi pianificano per il 65% l’acquisto di prodotti a bordo, diversamente dei viaggiatori in aeroporto spinti solo da acquisti per impulso (45%). La maggior parte dei crocieristi (73%) è attratta dallo shopping di bordo e soprattutto acquista prodotti esclusivi e destinati a se stessi (80%).

A bordo sono attratti da negozi che vendono profumi e cosmetici (44%), moda e accessori (43%), gioielli e orologi (38%); sono attratti dall’esperienza della vendita al dettaglio quella che in gergo dello shopping tourism si chiama”experiential retail”. Per Risposte Turismo, lo shopping dei crocieristi a bordo di navi, in una distribuzione di spesa extra, occupa il terzo posto (43%), dopo le spese per le escursioni (74%) e lo shopping a terra (52%); poi vengono le spese per il divertimento a bordo (21%), ristorazione a bordo (21%), ristorazione a terra (9%) e altro (tabacco, souvenir e articoli da regalo) per il  6%.  Per la Cruise Lines International Association (CLIA) il numero di persone che scelgono di fare una crociera è in continua crescita e questo implica che i potenziali clienti per lo shopping, sia a bordo e sia a terra, aumenteranno.

Per lo shopping di bordo, le compagnie di navigazione stanno proponendo una vasta diversificazione dell’offerta commerciale con nuovi spazi sulle navi, selezionando marchi esclusivi e alzando il livello di qualità del servizio offerto nei negozi. Si punta a proporre ai crocieristi la cultura, lo stile di vita e le eccellenze italiani; come? Facendo conoscere la storia e il processo di produzione di capi di abbigliamento e calzature di brand di lusso, metodi di creazione di nuove fragranze e show di gioielli di rinomata griffe; senza tralasciare gli spazi dedicati all’area della bellezza  e  a quelli della cura della persona.  E per lo shopping a terra, le città che ospitano navi da crociera come si organizzano? Hanno un particolare brand? Hanno la possibilità di far conoscere una linea di produzione di prodotti di eccellenza?

Su questo fronte, le compagnie di crociera, stanno organizzando i loro terminal, come uno show  room per l’esposizione di prodotti tipici; in questo modo si da un’offerta commerciale variegata, seguendo lo stile dei negozi duty free presenti negli aeroporti. I prodotti più venduti sono gli enogastronomici, souvenir locali, tabacco, bevande alcoliche e altro con un fatturato totale previsto di 5,5 milioni di euro per il 2020. Dai riscontri e dall’analisi condotta da Risposte Turismo, oltre allo shopping, i crocieristi sono interessati anche alla visita di luoghi d’interesse storico, artistico culturale e infine contano anche il relax, lo svago ed il divertimento.

Francesco di Cesare – Presidente di Risposte Turismo – ultimamente ha dichiarato: “Fino a qualche anno fa la dimensione del traffico crocieristico in Italia galleggiava attorno alla soglia degli 11 milioni di movimenti passeggeri: il trend di crescita sostenuta nel triennio 2018-2020 ha consentito e consentirà di raggiungere prima l’obiettivo dei 12 e poi dei 13 milioni. Traguardi importanti, resi possibili dalle scelte d’itinerario delle compagnie così come dagli sforzi compiuti dalle Autorità di Sistema Portuale, dalle società di gestione dei terminal e dai molti altri operatori che completano la necessaria catena di produzione”.

“Si tratta però, ora, di gestire al meglio questi volumi e quelli che verranno – ha proseguito di Cesare – e tale gestione andrà declinata nella pianificazione d’interventi e soluzioni a beneficio di una condivisa e responsabile sostenibilità ambientale e sociale, di un ancor più qualificato impatto economico a livello locale, e infine di una lettura complessiva di cosa possa rappresentare per il Paese l’industria crocieristica”.

 

Abele Carruezzo