Costa Concordia: per Clini il rischio è il carburante in mare

E’ stata recuperata la salma di un’altra vittima del naufragio della Costa Concordia , una signora anziana che indossava un giubbotto salvagente; intanto proseguono le ricerche dei dispersi sul relitto: i palombari della Marina Militare stanno aprendo dei varchi al ponte 3 con microcariche di esplosivo, a 20 metri di profondità.

Questo permetterà ai sommozzatori di raggiungere e ispezionare una zona della nave in cui si ritiene che potrebbero trovarsi i corpi di altre persone. Intanto è arrivata all’Isola del Giglio la nave Galatea della Marina Militare, che con uno speciale scandaglio di cui è dotata ha il compito di trovare eventuali corpi in mare aperto.

Allo stesso tempo continuano le operazioni preparatorie allo svuotamento del carburante dai serbatoi della Costa Concordia. Poco fa si è posizionata accanto al relitto la chiatta Meloria, che porta a bordo i tecnici della Smit Salvage, impegnati nei sopralluoghi.
L’operazione di svuotamento è piuttosto complessa, prevede varie fasi e dovrebbe durare circa un mese.

Prima di tutto dovranno essere fatti dei fori nelle cisterne, per riscaldare il carburante ormai quasi solido con getti di vapore; quindi il combustibile va aspirato con dei tubi e riversato sulle navi cisterna che lo trasferiranno altrove. Al contempo, viene spiegato, un’altra pompa dovrà inserire acqua di mare, altrimenti il relitto svuotato da 2.400 tonnellate di combustibile diventerebbe troppo leggero e rischierebbe di andare alla deriva. Il pompaggio vero e proprio dovrebbe iniziare tra un paio di giorni.

Per evitare eventuali fuoriuscite di carburante sono state posizionate intorno all’area panne assorbenti anti inquinamento.
Intanto al largo del Giglio è stata rinvenuta una macchia d’olio di circa 400 metri, che ha allarmato ulteriormente gli abitanti dell’ Isola, tranquillizzati dal commissario all’emergenza Franco Gabrielli, in conferenza stampa all’Isola del Giglio: «riteniamo possa essere un idrocarburo leggerissimo frutto di un lavaggio sulle zone anche interne».

Secondo indiscrezioni la chiazza sarebbe composta da olii lubrificanti e alimentari e da detergenti, materiale che potrebbe essere uscito dalle cucine. Gabrielli ha spiegato che «ci sono in atto due azioni, una volta eliminato il problema con panne assorbenti e poi panne rigide oceaniche, l’altra condotta da Arpat -ha detto il commissario- con la sua imbarcazione Poseidon per il campionamento e l’analisi dei dati».

Sostegno al lavoro di Franco Gabrielli arriva dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini: «Abbiamo dichiarato lo stato di emergenza e nominato commissario Franco Gabrielli, che sta gestendo in maniera direi perfetta l’emergenza e stiamo aiutandolo con i nostri esperti e con i nostri mezzi. Il lavoro è in corso in queste ore. Spero che riusciremo ad evitare il rischio più grave che è quello della perdita di carburante in mare. Comunque siamo in buone mani».

Matteo Bianchi